Yigal Carmon: “Come diamo voce ai musulmani riformisti”
Il presidente e fondatore del Memri intervistato da Alessandra Cardinale 19 June 2007

Qual è il principale scopo del MEMRI e come lavora l’Istituto?

Come unico fondatore e Presidente del Middle East Media Research Institute (MEMRI), ho stabilito che gli obiettivi dell’Istituto fossero i seguenti: 1) Riuscire a colmare il gap linguistico fra il Medio Oriente e l’Occidente, fornendo ai lettori occidentali traduzioni e analisi di fonti primarie: mass media (stampa, Internet, televisione), testi scolastici e istituzioni religiose; 2) Dare voce ai riformisti e ai liberal-democratici nella regione, facendoli conoscere al pubblico occidentale, e dare appoggio ai dissidenti. La sede principale del MEMRI è a Washington DC. Abbiamo anche un ufficio in Asia (Tokyo), due in Medio Oriente (Baghdad e Gerusalemme) e fino a poco tempo fa avevamo una sede in Europa, a Berlino. Il MEMRI ha 70 traduttori e ricercatori, la maggior parte dei quali sono di madre lingua araba, farsi e turca. Il nostro materiale informativo è pubblicato in tre siti: www.memri.org, dedicato alle fonti primarie pubblicate nella regione, www.memritv.org, per i clip televisivi tradotti in inglese, www.thememriblog.org, rivolto alle notizie di giornata. Recentemente, abbiamo iniziato anche un progetto sui siti islamisti. Il board del MEMRI, inoltre, include nomi come Amel Grami, docente all’Universitá Manouba di Tunisi; il premio Nobel per la Pace Elie Wiesel; l’Ambasciatore Richard Holbrooke; Khaled Fouad Allam, sociologo e deputato al Parlamento italiano; il direttore di Die Zeit, Josef Josse; l’ex proprietario e direttore del quotidiano palestinese Annahar, Othman Hallaq; il giornalista iraniano, Faraj Sarkouhi; e altri intellettuali ancora.

Come risponde alle critiche avanzate da alcuni media, ad esempio l’inchiesta condotta dal giornalista del Guardian Brian Whitaker, secondo cui il Memri è un’organizzazione paritsan e finanziata da importanti fondazioni americane conservatrici come la “Bradley Foundation”?

Le informazioni del giornalista Whitaker sono false e fuorvianti. Il MEMRI è un Istituto di ricerca non-partisan. Gli stessi eventi accademici che organizziamo a Capitol Hill sono sempre bi-partisan. Siamo elogiati da giornalisti come Tom Friedman del New York Times, che ci ha definiti “l’inestimabile MEMRI”. Il Guardian stesso ha pubblicato il nostro materiale cosí come fanno altri media; tra questi PBS, ABC, CNN, NBC, Washington Post, Los Angeles Times, San Francisco Chronicles, BBC, Frankfurter Allgemeine, Libération, Le Monde, ecc. Riceviamo donazioni da una vasta gamma di fondazioni. La “Fondazione Bradley” ha fatto una sola donazione all’Istituto, otto anni fa.

Nel mondo le organizzazioni che si impegnano nella creazione di un dialogo tra Occidente e Oriente sono in aumento. Nonostante gli sforzi, ci sono ancora problemi a cui sembra sempre più difficile dare una risposta. Spesso, i media occidentali (CNN e Fox News, in particolar modo) genralizzano troppo e dunque, semplificano le tematiche del mondo arabo; d’altro canto anche alcuni media arabi sembrano fare lo stesso sbaglio. E’ d’accordo?

Ha assolutamente ragione. Sfortunamente, il mondo arabo è spesso generalizzato e mal interpretato. Questa tendenza, peró, puó portare l’Occidente soltanto verso l’Islamofobia. Per combattere questa attidudine generale di fare di tutta un’erba un fascio e di stereotipare il Medio Oriente, il MEMRI concentra i propri sforzi nel divulgare le voci riformiste e liberali, cercando di mostrare la complessitá e la vivacitá del dibattito nella regione. Il MEMRI, inoltre, vuole riuscire a far capire che la maggioranza della popolazione – e in particolare dei giovani – in Medio Oriente e in Nord Africa non sono influenzati dalle ideologie estremiste, ma vogliono, invece, lavorare per migliorare le proprie condizioni socio-economiche, cosí come la comunitá musulmana in Occidente sta cercando di fare.

Ritiene che Al-Jazeera, versione araba e inglese, sia bi-partisan?

Al-Jazeera è un’emittente con uno stile moderno e occidentale di fare notizia. Quando il canale è stato lanciato dieci anni fa ha immediatamente creato una rivoluzione nei media mediorientali. Al-Jazeera ha infatti cambiato il modo di fare notizia ed è, pertanto, subito diventata un modello per le altre emittenti della regione. Al-Jazeera, essendo un canale satellitare, per la prima volta nella storia dei media mediorientali ha rivolto i propri programmi a tutto il mondo di lingua araba. In Medio Oriente, inoltre, l’emittente è anche riuscita a influenzare politicamente una larga parte dei propri spettatori. I temi nazional-religiosi e quelli riformisti, peró, non sono adeguatamente bilanciati, al contrario della politica generale adottata dal Qatar. E’ inoltre da notare che Waddah Khanfar – il direttore generale della rete, conosciuto come un islamista – è stato recentemte tolto dal board dell’emittente. Per quanto concerne Al-Jazeera International in lingua inglese, il canale funziona come un’emittente occidentale. Al suo interno, lavorano molti giornalisti americani ed europei. Il canale, inoltre, non è ideologizzato come quello in lingua araba.

Possono, dunque, essere considerati affidabili nel panorama dei media arabi?

Innazitutto, vorrei sottolineare che nel mondo arabo esistono varie emittenti satellitari che trasmettono notiziari. Tra queste è possibile elencare Al-Arabiyya, MBC, LBC, Abu Dhabi TV e altre ancora. Sicuramente, Al-Jazeera è una tra le risorse d’informazione da utilizzare per conoscere i trend e gli sviluppi nel mondo arabo. L’emittente ha, inoltre, una propria credibilitá, soprattutto grazie al materiale unico delle fonti primarie a cui ha accesso e ai propri scoops, come le audiocassette e i video di Al-Qaeda, ecc. Al-Jazeera, peró, è stata anche duramente criticata da giornalisti qatarioti e piú recentemente da giornalisti algerini e dal giornale con maggiore circolazione nel mondo arabo, Al-Sharq Al-Awsat.

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