Il successo di una donna
Elisabetta Pierandrei intervista Fatma El Boudy, editrice di Al Ain 30 August 2011

Come ha sviluppato il suo progetto in relazione alla natura del suo lavoro e alle reazioni dei lettori?

Innanzitutto io sono specializzata in “cultura scientifica”, un settore del tutto nuovo nell’ambito dell’editoria (in Egitto, ndr). È stato un focus che ci ha messo subito sotto i riflettori e ci ha affibbiato l’etichetta di casa editrice davvero speciale. Mi sono specializzata in questo settore editoriale a causa della mia formazione accademica. Ho un Ph.D in biochimica. Fortunatamente sono stata capace di attirare l’interesse di figure importanti nella traduzione come Ahmed Mustageer. Inoltre abbiamo ricevuto feedback positivi dai lettori e dalla critica.

Negli ultimi anni Al Ain ha pubblicato molti titoli di rilievo, e molti dei suoi autori sono stati nominati e hanno ricevuto premi.

Attribuisco questo successo alla passione per il mio lavoro e anche al fatto che sono molto selettiva quando scelgo gli autori. Devono avere talento, anche se sono dei principianti. E poi riservo molta importanza ai dettagli come la promozione dei libri e la partecipazione a fiere in tutto il mondo.

Come donna che fa l’editore, quali sono le principali sfide?

Sono legate alla presenza di lavoratori maschi nelle officine di stampa. Si tratta di un settore dominato dagli uomini che non sono abituati a doversi confrontare con donne. Inoltre, in alcuni paesi arabi non è affatto facile essere prese sul serio quando si è donne.

La peggiore sorpresa nel business dell’editoria: distribuzione o censura?

Nel mio lavoro è la distribuzione perché nel mondo arabo non abbiamo agenzie indipendenti vere e proprie specializzate in questo settore, il che aggiunge un ulteriore carico di lavoro sulle spalle degli editori. È una bella sfida lavorare in Egitto, perché qui un editore ricopre un ruolo importante anche nella distribuzione e vendita dei libri. A fare andare bene gli affari può non essere sufficiente che il libro venda bene. Bisogna partecipare alle fiere, nazionali e internazionali, e organizzare eventi.

Come fanno anche altri editori in Egitto adesso con questa crisi economica – che per noi è iniziata molto prima della rivoluzione – incoraggiamo gli autori a “contribuire” alla pubblicazione dei loro titoli. Questo contributo non ha nulla a che fare con la qualità del libro. Viene chiesto anche a grandi nomi.

Come vede il future dell’editoria?

Ci aspettiamo un cambiamento negli interessi dei lettori. Crediamo che orienteranno il loro interesse verso i temi della politica e quelli storici. Anche le poesia dovrebbe andare bene, in quanto ha ricoperto un ruolo eccezionale nella rivoluzione egiziana. Infine, ci aspettiamo un maggiore interesse verso i libri che trattano temi religiosi, specialmente quelli che divulgano le ideologie dei Fratelli Musulmani e dei Salafiti.

Ha partecipato alle elezioni del Sindacato editori e si è pure candidata. Un bilancio di questa sua esperienza?

Alla fine la mia partecipazione a queste elezioni è stata amara. Per la prima volta o constatato personalmente che i risultati erano predeterminati e alcuni degli insider agivano come mafiosi. Già prima di votare avevano deciso che non avrei vinto perché rappresentavo una ideologia differente.

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