E il ritorno di Calderoli spaventa il mondo arabo
Khalid Chaouki 29 April 2008

La preoccupazione per la presenza della Lega Nord e per la sua influenza sul futuro governo viene più volte citata nei reportage dall’Italia del canale satellitare all news al-Jazeera, che però adotta toni generici come a non voler gettare benzina sul fuoco. Sempre a proposito della Lega Nord, Talal Khrais, al termine di un lungo editoriale sul quotidiano libanese “Assafir”, si dedica esplicitamente alla compagine leghista: “Berlusconi è ritornato al governo, e con lui è ritornata la Lega Nord, nota per i suoi volti estremisti come l’onorevole Roberto Calderoli, che ha insultato l’islam e i musulmani e ha portato una t-shirt con le vignette sul profeta Muhammad”.

Altro tema saliente nelle analisi riportate dai media arabi ha riguardato le motivazioni della sconfitta del centrosinistra e di Veltroni in particolare. Per il quotidiano “Annahar”, la sconfitta di Veltroni è dovuta al “fallimento” di Prodi nel “risolvere i problemi economici del Paese”. Nella versione araba del canale satellitare France 24 si è consumato un interessante dibattito sulla inconcepibile esclusione e mancanza di ogni riferimento socialista e comunista nel prossimo parlamento. Per Talal Khrais, sempre su “Assafir”, l’assenza della sinistra dalle aule parlamentari è dovuta ad un’alleanza trasversale tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Mentre solo la Turchia esulta a gran voce. Hurriyet titola “Torna il nostro più grande sostenitore”, e sottolinea come la notizia della sua vittoria sia vissuta dal Paese anche come una sorta di garanzia in campo internazionale.

Nel caso Silvio Berlusconi fosse interessato ad investire sulle relazioni col mondo arabo, dovrà comunque prima scrollarsi di dosso l’immagine ormai diffusa nelle società arabe di un uomo troppo filo-americano, che ha inviato le truppe in Iraq, ha dichiarato di voler fare la sua prima visita di Stato all’estero in Israele e fu protagonista della infelice battuta sulla superiorità della civiltà occidentale su quella arabo-islamica. Ma al di là delle reali intenzioni del futuro premier, congiunture geopolitiche  internazionali come la fiorente economia nei Paesi del Golfo, la volatilità del prezzo del petrolio e la necessità di “concertare” con i vicini Paesi del Maghreb sui temi relativi all’immigrazione clandestina spingeranno inevitabilmente Silvio Berlusconi a doversi confrontare con il vicino arabo. E siamo anche certi che saprà far uso delle sue doti riconosciute di grande comunicatore. Questa volta, tutti i “salamelecchi” saranno permessi.

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