Oltre il multiculturalismo
Amara Lakhous 12 November 2008

Nella sua prima conferenza stampa da Presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama ha risposto scherzosamente ad una domanda sulla scelta del cane che accompagnerà le due figlie alla Casa Bianca: "Noi preferiremmo prendere un cane da un canile, ma, ovviamente, molti di questi cani sono meticci come me". Il riferimento di Obama al meticciato non è casuale, ma rappresenta il suo essere nel mondo: nasce da un matrimonio misto fra un padre nero immigrato dal Kenya e una madre bianca nata in USA.

La biografia del neo Presidente è piena di incroci di vari tipi: religiosi (Islam e Protestantesimo), etnici (bianco e nero), geografici (Africa ed America). È proprio qui che risiede il secreto del successo di Obama: andare oltre il multiculturalismo. Non basta sfuggire alla trappola della monocultura, della monoreligione, dalla monoetnia, bisogna trovare uno spazio di incontro e di confronto fra tutte queste diversità. Barack Obama ha esperimentato sulla propria pelle tutto questo: “Obama – ha commentato Timothy Garton Ash sul Guardian – è ben più che un nero americano. Come un numero sempre crescente di cittadini del nostro mondo misto, Obama è ‘un miscuglio di etnie’, per usare la definizione del giornalista Michael Kinsley. Questo lo qualifica a rappresentare tutti quegli americani, di ogni tinta e mescolanza, che ho visto fare la fila ai seggi nel centro di Washington e tra la folla davanti alla Casa Bianca. ‘Lei da dove viene?’ ho chiesto a un uomo che, a vederlo, mi sembrava di origine nordafricana. Ha smesso per un attimo di ballare, mi ha guardato e ha detto: ‘Da mia madre’. Risposta meravigliosa, anche un rimprovero, fatta apposta per l´era di Obama”.

La questione delle radici viene drasticamente ridimensionata in una società aperta come quella americana. Non importa da dove sei venuto, ma dove vai. L’identità si svincola dalla domanda difensiva: Chi siamo? Il nuovo interrogativo è più costruttivo: Cosa facciamo insieme? Quindi a dettare l’agenda sarà il futuro e non il passato, l’interesse comune e non la paura dell’altro. Il nuovo inquilino della Casa Bianca è riuscito ad interpretare il sogno americano con uno slogan efficacissimo: Yes, we can. Il cambiamento voluto dagli elettori americani però non è nato dal nulla, è maturato dalla valorizzazione di alcune idee di grande importanza come quella della diversità. Per molto tempo, la società americana ha guardato il diverso, soprattutto il nero, come una minaccia alla stabilità. Poi sono servite le battaglie civili di Martin Luther King per mettere in grave crisi etica e politica le leggi razziali. Oggi, la vittoria di Barack Obama sancisce una nuova epoca in cui le diversità sono chiamate a convivere pacificamente per esprimere il meglio del meglio e non il peggio del peggio!

Sembra che il mito della purezza della razza abbia subito un durissimo colpo con l’arrivo della famiglia Obama alla Casa Bianca. Così inizia la fase dell’Obamismo, cioè dal multiculturalismo all’inter-multuculturalismo.

Amara Lakhous, scrittore e antropologo italo-algerino. Residente a Roma dal 1995. Autore di “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio”, e/o, 2006.

SUPPORT OUR WORK

 

Please consider giving a tax-free donation to Reset this year

Any amount will help show your support for our activities

In Europe and elsewhere
(Reset DOC)


In the US
(Reset Dialogues)


x