Cnn, Bbc, France 24, Russia Today: la battaglia globale e’ aperta
Fabio Amato 10 January 2007

Essere la più recente sarà il più grande ostacolo di France24. La nuova televisione satellitare all-news ha cominciato le sue trasmissioni il 6 dicembre 2006, aggiungendo la propria voce alla moltitudine dei canali globali. Un mercato in crescita, in verità – France 24 arriva dopo Al Jazeera English e Russia Today – e un terreno per giunta costoso, se si pensa che i due canali di France24 sono valsi un investimento di 100 milioni di euro. In ogni caso la Francia non vuole essere esclusa dalla battaglia per l’influenza culturale globale. Il governo ha investito direttamente nel nuovo canale con un obiettivo tanto semplice quanto ambizioso.

Con i suoi 170 giornalisti, France24 competerà frontalmente con i più grandi network internazionali, differenziando la prospettiva culturale dal mercato anglofono di Cnn international e Bbc World. Per questo, in aggiunta al francese e all’inglese, il nuovo canale programmerà in tempi brevi trasmissioni in spagnolo e in arabo, concentrandosi sul dibattito e sul ruolo delle differenze culturali. Nonostante lo sforzo, tuttavia, i media sono scettici sul successo francese, quando non sarcastici come il Times: “France24 è il prodotto di una nazione irritata perché non riesce a convincere il mondo a parlare francese anziché inglese”.

Comunque sia, simili difficoltà sono state incontrate anche da Russia Today. 150 giornalisti, nato nel dicembre 2005 dall’agenzia di stampa Ria-Novosti, il canale sembra essere troppo concentrato sulle questioni russe per essere considerato globale. Soprattutto se ci si rende conto che le nuove reti sono formiche rispetto a giganti come la Bbc World (250 persone, 26mila l’intera Bbc) e la Cnn (4mila persone). Non di meno, di fianco al ruolo delle due grandi che guidano la classifica del pubblico globale, l’innovazione arriva specialmente da Al Jazeera, la televisione nata dieci anni fa per finanziamento del Qatar. La sua comandata Al Jazeera English (o Al Jazeera International) è stata lanciata il 15 novembre del 2006, e ad oggi rappresenta la prima televisione di informazione in inglese la cui sede si trovi in Medio Oriente.

Ben più che tecnico, questo “dettaglio” inverte il concetto ad oggi in uso di flusso di informazione, così che per la prima volta una televisione araba si ritrova a poter raggiungere qualcosa come un miliardo di parlanti inglesi. In verità, per il momento i suoi slogan – del tipo “Tutti gli angoli, tutti i lati” oppure “Se vale una notizia andrà in onda, che sia Bush o Bin Laden” – hanno raggiunto circa ottanta milioni di famiglie, molti più dei 40 milioni stimati. Ma dietro le parole sia Al Jazeera che la sua costola anglofona offrono un punto di vista realmente alternativo, portato allo spettatore occidentale da giornalisti conosciuti come il vecchio veterano della Bbc, Sir David Frost. Il risultato è un originale impasto di Est e Ovest, trasmesso da quattro centri – Doha, Washington, Londra e Kuala Lumpur – e 21 uffici di corrispondenza.

Contemporaneamente, Al Jazeera continua la sua competizione con Al Arabiya per il mercato pan-arabo. Quest’ultima è stata lanciata appena nel febbraio del 2003, con 300 milioni di dollari di investimenti provenienti da Arabia Saudita, Kuwait e stati del Golfo. Ma la credibilità non è solo questione di età. Anzi, già alla fine del 2003 una ricerca del dipartimento di Stato americano in sette città irachene scoprì che fra gli iracheni provvisti di parabola, il 37% nominava Al Arabiya come fonte principale di notizie, seguita da Al Jazeera (26%), con l’Iraqi media network guidato dagli americani (ora rinominato Al-Iraqiyah Tv) ben dietro con il solo 12%. Ciononostante, Al Arabiya è stata spesso criticata per essere molto più soggetta a censura della sua concorrente e viene considerata “eccessivamente moderata” verso le gerarchie arabe.

Al contrario, l’approccio di Al Jazeera è stato definito rivoluzionario – i critici parlano di sensazionalismo – per avere spesso presentato visioni controverse di molte nazioni islamiche. Per paradosso, questo atteggiamento irriverente ha portato all’opinione – molto diffusa negli Stati uniti – che Al Jazeera fomenti forti atteggiamenti anti-americani, nonostante studi recenti abbiano chiarito che l’effetto sul pubblico arabo si discosta di poco da quello della Cnn o della Bbc. E la “rivoluzione” non sembra volersi fermare nel 2007. Secondo le previsioni, infatti, il network dovrebbe includere un nuovo canale in lingua Urdu, che non solo espanderà ulteriormente il peso di Al Jazeera nell’informazione globalizzata, ma ridurrà le distanze tra Medio Oriente e Asia del Sud.

Eppure, nonostante la crescita di pubblico e di importanza, la rete ha fino ad ora fallito il suo obiettivo finanziario. Già nel 2001 avrebbe dovuto diventare autosufficiente grazie alla pubblicità, ma ancora adesso è direttamente finanziata dall’emiro del Qatar. E se fino ad ora Sheik Hamad bin Khalifa al Thani sembra essersi accontentato di ricavarne prestigio, non pochi sono preoccupati – anche all’interno della stessa emittente – che l’emiro possa un giorno riscuotere gli interessi politici del suo impegno.

SUPPORT OUR WORK

 

Please consider giving a tax-free donation to Reset this year

Any amount will help show your support for our activities

In Europe and elsewhere
(Reset DOC)


In the US
(Reset Dialogues)


x