Essere eretici nella società della conoscenza
Emanuela Scridel 4 November 2009

Quattrocento anni fa, nel 1609, Galileo eseguiva le prime osservazioni con il cannocchiale. Le scoperte che ne sono seguite, per prima quella che ha condotto Galileo a sostenere e perfezionare la teoria eliocentrica di Copernico e dunque a mutare l’idea della posizione e del ruolo della Terra nello spazio, sono state determinanti non solo in termini di evoluzione scientifica, ma hanno inciso profondamente anche sullo sviluppo sociale, tecnologico ed economico della società, pur passando attraverso forti resistenze culturali e religiose. Galileo, condannato come eretico dalla Chiesa, fu costretto all’abiura.

L’“innovazione” scientifica e la sua diffusione hanno da sempre avuto un ruolo determinante nell’evoluzione culturale della società. Ma se lo sviluppo della “conoscenza” è un processo inarrestabile, non altrettanto può dirsi della sua diffusione o meglio, della possibilità di accedervi, che costituisce uno degli strumenti, se non addirittura il primo, di democrazia. Tuttavia, grazie all’introduzione delle nuove tecnologie e dunque all’evoluzione scientifica stessa, il trasferimento e la diffusione della conoscenza hanno visto una sempre maggiore accelerazione. “Conoscere” equivale a “poter scegliere”: la parola “eresia” trae origine dal greco e significa proprio “scelta”. In origine dunque, “eretico”, era colui che sceglieva, colui che era in grado di valutare più opzioni prima di posarsi su una. In questo 2009, Anno Europeo della Creatività e dell’Innovazione, e in questa nostra società, definita “società della conoscenza”, a quattrocento anni dall’eresia di Galileo vi è la speranza che ciascuno abbia la possibilità di essere “autenticamente eretico”?

La sete di sapere, soprattutto in ambito scientifico, fa sì che l’uomo continui a ricercare e a sperimentare: la scienza non può essere limitata, si autoalimenta e cresce in maniera esponenziale e, soprattutto, non si ferma. La vicenda di Galileo costituisce un esempio illustre. Galileo voleva che le sue idee rimpiazzassero la cosmologia del tempo, ma gli fu proibito di lavorare ufficialmente in quella direzione. Galileo accettò di abiurare perché, in realtà, questo gli consentiva di continuare a svolgere i suoi studi, di trovare elementi utili proprio a supporto di quelle tesi che lo hanno portato ad essere condannato come eretico dalla Chiesa. In altre parole, la ricerca scientifica e l’acquisizione di sempre nuove conoscenze non accetta limiti. Può, semmai subire rallentamenti in forza di vincoli oggettivi. Si pensi semplicemente alla disponibilità di risorse finanziarie che, a seconda della loro allocazione, possono rendere possibili o interrompere programmi di ricerca favorendo dunque alcuni filoni piuttosto che altri e dunque influendo in maniera determinante sull’evoluzione di determinati ambiti.

Se infatti è vero che la produzione di conoscenza è teoricamente illimitata, è altrettanto vero che tale processo di produzione non è mai stato veramente “libero”, poiché, per fare ricerca vi è necessità di ingenti capitali che consentano di realizzarla: il vero vincolo allo sviluppo scientifico può pertanto essere ricondotto alla disponibilità economica. Interessi in ambito militare e commerciale, tanto per citarne alcuni, influiscono in maniera determinante sullo sviluppo della conoscenza scientifica poiché determinanti nell’accordare finanziamenti per studi e innovazioni scientifiche utili a quei determinati settori. Il vincolo economico, e non quello etico (che attiene piuttosto l’utilizzo che delle nuove scoperte scientifiche viene fatto) risulta pertanto essere quello più stringente per lo sviluppo della conoscenza.

Altrettanto fondamentale è poi la “diffusione” delle conoscenze, qualunque sia l’ambito cui esse si riferiscono. Si possono ravvisare due questioni fondamentali in tal senso: da un lato la questione relativa alle modalità di comunicazione, essenzialmente il lessico, dall’altra gli strumenti attraverso i quali la conoscenza viene divulgata. In un certo senso – entrambe le questioni sono state superate o sono in via di superamento grazie all’introduzione delle nuove tecnologie – si fa riferimento ad internet, che, vero strumento di democrazia (benché non sia anch’esso ancora accessibile a tutti causa dei costi per accedervi), consente di fatto a ciascuno di approvvigionarsi di conoscenza, accedendo ad un numero di fonti e di informazioni pressoché infinita. E, tanto più la scienza è pervasiva, tanto più è possibile il mantenimento e lo sviluppo della democrazia e di una cittadinanza attiva e consapevole.

E in Europa, che cosa sta accadendo oggi? Il commissario europeo all’Industria, Guenter Verheugen, sostiene che la via obbligatoria per lo sviluppo dell’Europa consiste nell’attuazione della strategia di Lisbona, per competere “con l’eccellenza, l’innovazione, la creatività, cioè usando i nostri punti di forza” . Dunque, lo sviluppo scientifico è al primo posto. Ma come realizzarlo compiutamente? Il punto focale della questione dovrebbe infatti comprendere non solo lo sviluppo scientifico, ma anche quello sociale: sarebbe cioè forse indispensabile che questa volontà si riflettesse in un modello socio-economico in grado di rendere tale indirizzo efficiente, ma soprattutto sostenibile.

Emanuela Scridel è Economista – Esperto in Strategie Internazionali e U.E.

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