“Barack Obama, il nuovo Roosevelt”
John Judis con Marilisa Palumbo 23 October 2008

A meno di due settimane dalle elezioni, crede che Obama abbia la vittoria in tasca?

Siamo governati dai sondaggi di opinione, che sembrano indicare un deciso vantaggio per Obama, ma a volte accadono strane cose e non si può essere sicuri fin dopo le elezioni. Ma è avanti nei sondaggi e McCain è costretto a restringere il suo campo d’azione in termini di stati su cui puntare, mentre Obama lo sta allargando: Barack sta facendo campagna elettorale in molti stati vinti da Bush nel 2004, McCain si ritira da stati come il Michigan e il Wisconsin dove i repubblicani sono stati quantomeno competitivi in passato. Le cose si mettono bene per il candidato democratico, ma non credo che la sua sarà una vittoria larga, mentre sono convinto che i democratici vinceranno al Congresso con un ampio margine.

Se Obama vincerà sarà anche, o soprattutto, a causa dell’impatto della crisi finanziaria sulla campagna elettorale?

La crisi è importante, ma credo che McCain avesse già fatto delle scelte che avrebbero finito per danneggiarlo. Ha scelto come vice questa donna, Sarah Palin, che non ha alcuna qualifica per essere presidente. E se è vero che all’inizio gli intervistati dai sondaggi reagiscono in termini di popolarità ed entusiasmo, man mano che le elezioni si avvicinano diventano più importanti cose come l’esperienza. E la scelta di McCain gli ha sottratto proprio quella che era la sua arma più forte contro Obama, l’esperienza. È stata una scelta disastrosa. La crisi poi ha danneggiato McCain perché ha problemi a parlarne, non sa nulla sul tema ed è impacciato quando ne discute, come se stesse leggendo il copione di qualcun altro, cosa che probabilmente fa. McCain aveva delle debolezza che sarebbero emerse anche senza la crisi finanziaria, ma la lunga campagna ha fatto emergere alcune qualità positive di Obama – la sua calma, la sua capacità di tenersi fuori dalla mischia, la sua intelligenza – che sono molto importanti in tempi come questi, mentre McCain ha mostrato la sua rabbia, la sua impulsività, la sua mancanza di riflessione. Insomma, la crisi ha reso impossibile una situazione già difficile per lui.

Lei ha scritto molto sul tema della razza, ritiene che avrà un peso nelle urne?

Il tema razziale è ancora lì, ma credo che possa essere superato in questo modo, cioè se gli elettori pensano: be’, ci sono alcune cose che non mi piacciono di quest’uomo, ma in questo momento abbiamo bisogno di un democratico, qualcuno che dica le cose che lui dice e che sembra capire cosa sta accadendo. Questo è chiaro nel Midwest: ci sono sondaggi in cui Obama è praticamente appaiato a McCain in stati come la West Virginia dove il fattore razziale è stato molto importante nelle primarie e dove mi sembrava impossibile che un nero potesse vincere. E forse lo è ancora, impossibile, e la razza è ancora un fattore, ma è superato dall’economia. Non ho detto nulla sulla politica estera, ma anch’essa è importante in modo perverso perché più l’economia peggiora più le persone si preoccupano di essere coinvolte in nuove avventure all’estero, soprattutto in quelle costose. McCain voleva incassare il successo della strategia della surge, ma mi pare che la guerra irachena rimanga più impopolare che mai e gli elettori ci penseranno due volte prima di eleggere qualcuno che ci coinvolgerebbe in nuove imprese militari.

Siamo alla fine di una campagna lunghissima, come le è sembrata? I candidati l’hanno stupita, o delusa?

La delusione più grande è arrivata da McCain. Quelli tra noi che seguivano da tempo il senatore dell’Arizona e hanno scritto su di lui si aspettavano di più, invece John ha corso una campagna irresponsabile, sporca. Spot come quello che recita “Chi è Barack Obama?”, dove la risposta indotta è “una specie di terrorista africano”, hanno incoraggiato reazioni razziste. E per persone come me che ammiravano McCain è stata una tremenda delusione. Voglio dire, se fosse stato Gorge W. Bush o qualcuno come lui non sarebbe stata una sorpresa. McCain ha perso i media che, come si usava dire con una battuta, erano la sua vera base elettorale. Ora si riscontra molta ostilità nei suoi confronti nella copertura giornalistica.

E Obama?

La campagna di Obama è stata molto difficile da coprire per molti giornalisti, perché lo staff tiene le cose molte segrete ed è difficile sapere cosa stiano facendo. Detto questo, la sua freddezza e la sua calma nel corso dell’ultimo mese mi hanno molto colpito e sembrano aver colpito anche molti commentatori conservatori come Charles Krauthammer, il quale ha detto di Obama che è un “first class temperament”. È eccezionale, ma staremo a vedere, quando diventa presidente potrebbe esserci un periodo di tremenda disillusione.

Certo con due guerre e una crisi economica in corso non sarà facile accontentare gli elettori. Crede che Obama dovrà cambiare la sua agenda di riforme?

Speriamo di no perché penso che per uscire dalla recessione incombente avremo bisogno di grosse spese, abbiamo bisogno di un grande deficit, non di surplus. Credo che tutto questo discutere sulla necessità di portare il bilancio in pareggio e tagliare dei programmi sia solo un nonsense, sono discorsi alla Herbert Hoover e mi sorprende che la stampa li incoraggi. Dovremo stimolare la domanda dei consumatori. Mi piacerebbe vedere Obama andare avanti a tutta velocità sull’assicurazione sanitaria nazionale, mettere un sacco di soldi nei ponti, nelle scuole, nelle auto elettriche. Avrà un Congresso democratico impegnato su questi temi, non avrà un governo diviso né avrà nella maggioranza a Capitol Hill il tipo di democratici che ebbe Jimmy Carter nel 1976, quando il partito era pieno di conservatori del sud. Sarà un Congresso come quello di Roosevelt negli anni ’30, sarà alla sinistra di Obama e lo sosterrà pienamente.

Obama ha anche un movimento su cui contare…

Vedremo. Mi aspetto che il movimento sindacale tornerà ad avere un peso vista la crisi che stiamo attraversando, e questo sarebbe ben più importante del movimento dal basso che Obama ha costruito in campagna elettorale.

Se Obama vincerà, che tipo di amministrazione sarà la sua? Avrà una squadra bipartisan?

Di sicuro nominerà qualche repubblicano. Ci sono molte pressioni a Washington perché confermi Bob Gates alla difesa e dal mio punto di vista sarebbe una mossa sensata perché dovremo ridurre l’impegno in Iraq e non conviene a Obama trovarsi nella stessa posizione di Bill Clinton nel 1993, che aveva una relazione antagonistica con l’esercito che gli rese difficile fare qualsiasi cosa. Sarebbe una mossa intelligente, se fossi in lui metterei un repubblicano in una posizione simile, non certo come procuratore generale ma come segretario alla difesa sì.

Crede che troverà un posto anche a Hillary?

Penso proprio di no.

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