«Cresce la voglia di laicità»
Hala Mustafa con Ernesto Pagano 16 June 2010

Il partito del presidente Mubarak ha stravinto, qualcuno ha protestato per i brogli, quasi nessuno è andato a votare… solite elezioni farsa?

E’ risaputo che in Egitto le elezioni hanno una validità quasi nulla. Quelle del Consiglio della Shura, in particolare, hanno un’importanza molto scarsa. Quasi nessuna forza politica gli ha dato attenzione.

Quello che però sembra interessante è la conquista di alcuni seggi da parte dei partiti d’opposizione laici e la totale disfatta dei Fratelli Musulmani…

I piccoli partiti d’opposizione agiscono di concerto col partito al potere (Pnd). In particolare il partito comunista Tagammu. Il suo segretario è stato nominato al Consiglio della Shura direttamente dal presidente Mubarak. Anche il partito Ghad, che ha vinto un seggio, è molto vicino Pnd.

E’ lo stesso Ghad del candidato alle presidenziali 2005 Ayman Nour?

No, è l’ala “dissidente” del vecchio partito di Nour, guidata da Musa Mustafa, una persona molto vicina al regime. Quanto ai Fratelli Musulmani, non hanno mai dato alcuna priorità al “Consiglio della Shura”, la loro vera battaglia si giocherà alle elezioni dell’Assemblea del Popolo (majlis al shaab) in ottobre.

In ogni caso una stretta da parte del regime sui Fratelli Musulmani c’è stata…

Senza dubbio. Ma la relazione tra regime e Fratelli è da sempre altalenante. Il fatto che la confraternita rimanga illegale permette al governo di avere piena discrezionalità nel dargli spazio e poi negarglielo. In questo momento il governo sta riducendo il loro margine d’azione, soprattutto in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2011.

Rientra in questo quadro anche il prolungamento dello stato d’emergenza votato dal parlamento lo scorso maggio?

Non ho mai creduto che venisse abrogato. Il governo è spaventato dal crescente malcontento popolare e lo stato d’emergenza garantisce stabilità e sicurezza al regime, soprattutto in un passaggio così delicato come quello di una nuova presidenza, vuoi che si tratti di Mubarak o di un’altra persona.

Quindi la candidatura di Mubarak non è in discussione…

Secondo le sue stesse dichiarazioni, Mubarak è deciso a mantenere il suo incarico fino alla morte. Lo ha dichiarato l’anno scorso. Non mi sembra che adesso ci siano elementi che lasciano credere il contrario. In ogni caso, se lui non correrà, quale che sia il motivo, il partito nominerà un altro candidato tra i suoi quadri, e la scelta cadrà quasi sicuramente su suo figlio Gamal.

Riguardo agli eventuali avversari di Mubarak, Ayman Nour potrebbe candidarsi di nuovo?

E’ molto difficile che accada. Dopo tre anni di galera con l’accusa di aver formato illecitamente il partito Ghad, Nour deve fronteggiare parecchi problemi legali: al momento non può concorrere per nessuna posizione politica, tantomeno quella di presidente della Repubblica. Anche per il premio nobel El Baradei ci sono impedimenti legali. Se vuole candidarsi alle presidenziali potrebbe farlo soltanto come candidato indipendente…

Perché non da leader di un nuovo partito?

Formare un nuovo partito politico è quasi impossibile: per essere approvato deve ottenere il nullaosta di un “comitato dei partiti”, organo presieduto direttamente dal segretario generale del Pnd.

Al di là degli ostacoli burocratici, cosa pensa del fenomeno El Baradei?

Io penso che sia riuscito conquistarsi il consenso di una larga fetta delle nuove generazioni, soprattutto tra quei giovani interessati alla politica ma assolutamente distanti dai partiti. Per loro El Baradei rappresenta un simbolo di assoluta novità.

E questo toglie sostenitori ai Fratelli Musulmani?

La vera novità in Egitto è quella di un malcontento popolare sempre più forte. Malcontento raccolto in passato quasi esclusivamente dai Fratelli Musulmani e da altri movimenti islamici. Adesso le nuove generazioni sono attratte da nuovi movimenti di protesta laici, di cui El Baradei sta diventando uno dei simboli. Questo dimostra senz’altro che i Fratelli stanno perdendo il loro appeal politico.

Per chiudere su un tema di politica internazionale: che ruolo ha giocato l’Egitto nella crisi aperta dal blitz israeliano sulla “Freedom Flotilla”.

Penso che l’Egitto si sia trovato in una situazione di grande imbarazzo. Il nostro paese ha sempre detenuto il ruolo di difensore della Causa palestinese: adesso rischia di farsi rubare la scena dalla Turchia. Da qui la mossa di aprire il valico di Rafah per far passare gli aiuti umanitari. Il problema è che l’apertura del valico dovrebbe essere gestita anche dal lato palestinese, sotto il controllo dell’Anp. Obama dovrebbe mettere la questione in cima all’agenda dei negoziati indiretti di pace.

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