Gli affari con la Turchia (in nome dell’Islam)
Marta Federica Ottaviani 15 April 2008

Altro particolare da non trascurare è che c’è chi, fra le principali cariche dello Stato turco, conosce molto bene l’Arabia Saudita e ha contribuito non poco al rinsaldarsi dei rapporti. L’attuale presidente della Repubblica, l’ex ministro degli Esteri Abdullah Gül, ha lavorato per oltre sette anni alla Banca islamica per lo Sviluppo come consulente economico, con tutto quello che ne deriva in termini di contatti e relazioni. Del resto che ai paesi arabi piaccia investire in Turchia, da quando c’è Erdogan al potere, si vede dai numeri. Le cifre stanziate per puntare sul paese della Mezzaluna si sono moltiplicate esponenzialmente nel giro di pochi anni. Secondo Mehmet Hadra, il Presidente degli uomini d’affari turco-arabi, dai 70 milioni di dollari del 2002 si è passati ai 3 miliardi di dollari del 2007. Questo capitale si sarebbe concentrato maggiormente nei settori turismo, commercio e real estate. Se gli investimenti vanno bene, il commercio non se la cava peggio. Nel 2006 l’interscambio fra Turchia e penisola arabica ha raggiunto i 6 miliardi di dollari. Di questi, 3,3 miliardi sono con l’Arabia Saudita. Stime della Conferenza islamica hanno calcolato che entro il 2015 il commercio fra i paesi aderenti potrebbe arrivare a rappresentare il 15-20% del totale dei rispettivi Stati.

Per quanto riguarda il caso dell’Arabia Saudita, la svolta arriva nel 2006, quando il re saudita Abdullah mette piede ad Ankara dopo 40 anni, accompagnato da uno stuolo di ministri e uomini d’affari e con un miliardo di dollari di potenziali investimenti, per tracciare una nuova road map nei rapporti fra i due paesi. Una visita in cui il re dice anche che l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea sarebbe una grande opportunità per la pacificazione del Medio Oriente e anche per la creazione di nuovi ponti economici. E in questi due anni, almeno fra queste due nazioni, ponti ne sono stati creati parecchi. A fine 2007 una delegazione di uomini d’affari turchi appartenenti alla Tumsiad, l’Associazione di tutti gli industriali, un’organizzazione indipendente dalla Tusiad e la Musiad (che sono associazioni di industriali “ufficiali”), è andata in Arabia Saudita e nel giro di appena una settimana ha chiuso contratti per 417 milioni di dollari. Un risultato così sbalorditivo che ha lasciato sorpresi per primi gli industriali che hanno aderito all’iniziativa.

Durante la visita la delegazione ha preso contatti con la Camera di Commercio di Jeddah e con la Banca islamica per lo sviluppo, la stessa dove ha lavorato anche il presidente della Repubblica Abdullah Gul. Il settore dove i contratti firmati sono stati più numerosi è stato quello delle costruzioni. Altro giro, altro regalo. Poche settimane fa un consorzio turco ha conquistato un contratto da 383 milioni di dollari per costruire un impianto idrico di trasmissioni per rendere potabile l’acqua e arginare così i problemi di siccità a cui lo stato arabo è soggetto. Dal punto di vista bancario poi siamo alla luna di miele. Settimana scorsa è stato completato il passaggio di Turkye Finans, una delle principali banche del “Capitale verde” in Turchia alla Banca Commerciale Nazionale dell’Arabia Saudita (Nbc). La Ncb ha acquistato il 60% della Banca dai gruppi Boydak e Ulker per la considerevole cifra di 1,08 miliardi di dollari. Parlando con i giornalisti il Direttore di Ncb, Abdulkarim Abu Al-Nasr, ha precisato che la banca saudita ha 55 anni di esperienza alle spalle e che è certo che la collaborazione con Ulker e Boydak porterà dei buoni frutti. Le banche del “yesil kapital”, il capitale verde appunto, sono quelle banche che, osservando la legge coranica, non applicano tassi di interesse sui conti correnti dei clienti, seguendo il precetto che dal denaro non può essere ricavato altro denaro. Il direttore generale di Turkiye Finans, Mustafa Boydak, ha dichiarato che puntare su una banca come Turkye Finans è stato un ottimo investimento e che darà un nuovo slancio al mercato delle banche dal capitale verde nel paese.

Va bene anche nel senso contrario. Ziraat Bankasi, la più grande istituzione finanziaria turca, sbarcherà presto in Arabia Saudita. La Banca Centrale Saudita infatti ha approvato l’apertura di nuovi branch a Jedda e La Mecca. Il loro compito sarà aiutare gli uomini d’affari turchi che si recano a La Mecca per fare affari e i pellegrini che ogni anno arrivano in milioni nella città santa dell’Islam. Si è calcolato che ogni anno la Ziraat Bankasi dovrebbe facilitare le transazioni bancarie a circa 10mila turchi. L’apertura è prevista all’inizio del prossimo anno. In particolare nella zone di La Mecca e Medina ci sarà una maggiore concentrazione proprio a causa del fenomeno del pellegrinaggio a La Mecca. Perché i legami d’affari sono importanti. Ma se cementati dalla religione è ancora meglio.

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