Le mille letterature del mondo arabo
Isabella Camera D'Afflitto intervistata da Elisa Pierandrei 7 January 2010

I temi trattati nella produzione letteraria araba degli ultimi anni sono molteplici. Quali sono i principali orientamenti?

La letteratura araba, o meglio le letterature arabe al plurale, come sarebbe giusto definirle e come ormai la critica araba e occidentale ribadisce da decenni, è fatta di tante sfaccettature almeno per quanti sono i paesi che compongono il complesso mondo arabo. Per noi occidentali, invece, il mondo arabo, continua ad essere un blocco unitario, e come tale vediamo la sua produzione letteraria, che appare compatta solo per il fatto di essere scritta in una stessa lingua. Anche io all’università insegno “letteratura araba moderna e contemporanea”, ma quale letteratura e di quale paese? E come se insegnassi una generica “letteratura europea”. Con la connotazione “moderna e contemporanea” si è almeno definito un periodo ben preciso, a partire della nahdah (la rinascita del XIX secolo) ai giorni nostri, e non dall’epoca preislamica o da Le mille e una notte. Dunque le differenze tra le varie produzioni letterarie dei 22 paesi arabi [quanti sono quelli appartenenti alla Lega Araba] ci sono, e i temi sono molteplici e vanno dall’amore alla politica, dalla vita alla morte, o sono anche completamene fantastici, come in tutte le letterature del mondo.

La letteratura araba entra nel nuovo millennio dando segni di maggiore eclettismo. Continua la produzione degli autori nati negli anni ’50 e ’60, mentre si affacciano nuovi talenti nati negli anni ’70 e ’80, che riflettono le nuove tendenze e i cui libri balzano subito in cima alle classifiche. Insomma, si cerca di restare al passo con i tempi.

Effettivamente continuano a scrivere e a tenere banco gli autori della cosiddetta “generazione degli anni ’60” [oggi “giovani” settantenni] ma un po’ in tutti i paesi arabi si riscontra un’aria di novità, che non è però sempre positiva da un punto di vista strettamente letterario. Nuovi talenti si affacciano sulla scena letteraria, e illustri sconosciuti raggiungono con una prima opera un successo che avrebbe fatto invidia anche al Nobel Nagib Mahfuz, che ha venduto sicuramente molte copie, ma senza il prestigioso riconoscimento probabilmente non avrebbe avuto da noi il successo meritato. Oggi molte opere di scrittori emergenti vengono tradotte in tempi rapidi anche in Occidente, dove si spera di reiterare il boom delle vendite come quelle dell’ormai famoso Palazzo Yakobian dello scrittore/dentista cairota al-Aswani. Negli ultimi anni anche alcuni grandi editori hanno cominciato a pubblicare affermati autori arabi come Hoda Barakat o Elyas Khuri, ma molti autori rilevanti nel panorama della narrativa araba contemporanea restano ancora oggi ignorati, oppure sono conosciuti solo a livello accademico e le loro opere sono pubblicate da piccole se non piccolissime case editrici. Per fare qualche nome: il libico Ibrahim al-Koni, l’alessandrino Edward al-Kharrat, il palestinese Kanafani e tanti altri.

Lei ritiene che le regole di mercato orientate verso una ricerca immediata del guadagno abbiano inquinato alcuni aspetti della creazione letteraria araba?

Il problema non è il mercato arabo che inquina la creazione letteraria, ma il mercato occidentale che richiede dagli arabi soltanto lettura di basso livello. Ormai vengono tradotti libri che una volta avrebbero fatto inorridire gli editori, e così alcuni scrittori si adeguano per avere successo e il conseguente guadagno. Ma per fortuna ci sono veri scrittori che non si piegano a questo mercato, anche se poi i loro libri rimarranno così sconosciuti a chi non legge l’arabo.

In Medio Oriente i lettori sono arrivati al fumetto passando da quello europeo (franco-belga). Le cose però stanno cambiando. Mi riferisco alla recente nascita di Samandal Magazine, una rivista libanese specializzata che pubblica fumetti in arabo, francese, inglese, e alle graphic novel dell’egiziano Magdy Al Shafee. Il fumetto è un fenomeno editoriale in ascesa anche fra i giovani narratori arabi? E le vignette satiriche?

Le vignette hanno una lunga storia nel panorama dell’editoria egiziana già dalla fine del XIX secolo, quando al Cairo venivano pubblicati giornali satirici come quelli fondati da Yaqub Sannu‘ o Ibn Nadim. I fumetti sono dunque per lo più legati alla satira politica, e per questo non sempre sono tollerati dai vari regimi del passato e del presente. Non si può dimenticare poi il ruolo anche politico svolto da un artista come il palestinese Naji al-Ali, creatore del piccolo-grande eroe “Handala”, diventato emblema dell’insoluta questione palestinese. Oggi c’è una fiorente industria del fumetto in Egitto, in Siria come anche nei paesi del Maghreb e nella Penisola Araba. E naturalmente c’è tutto il settore dell’editoria infantile che privilegia il fumetto. La rivista kuweitina “al-Arabi”, ad esempio, ha una versione per ragazzi, “al-Arabi al-saghir”, che da decenni pubblica fumetti. Inoltre le numerose fiere del libro in tutto il mondo arabo e i festival internazionali dedicati al fumetto vedono sempre più massiccia la presenza di autori arabi.

Concorsi di poesia come Prince of Poets e Poet of the Million (la finale dell’ultima edizione ha tenuti incollati alla tv oltre 70 mila spettatori) ideati dall’Abu Dhabi Authority for Culture & Heritage (ADACH, Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti), hanno rilanciato l’interesse per la letteratura in versi. La poesia mantiene ancora un posto privilegiato nel cuore dei lettori arabi?

La buona poesia, sì, sicuramente, ha un posto importantissimo nella produzione letteraria araba. Pensiamo ai grandi poeti come il tunisino Abu Qasim al-Shabbi dell’inizio del XXI sec., o i grandi del Novecento Mahmud Darwis (Palestina), Adonis (Siria), Nizar Qabbani (Siria), ‘Abd al-Wahhab al-Bayyati (Iraq), solo per citarne alcuni. D’altronde basta andare in un qualsiasi paese arabo per vedere quanto la poesia sia radicata nella coscienza nazional-popolare: dal tassista che recita a memoria i versi del suo poeta preferito, a folle da stadio, impensabili in Europa, che vanno ad ascoltare il reading di un grande poeta. Non potrò mai dimenticare le migliaia di siriani che negli anni ’90 accorrevano allo stadio, riempito fino all’inverosimile, per vedere e poter ascoltare il grande poeta palestinese Mahmud Darwish. I concorsi poetici televisivi sembrano, invece, dei circoli equestri di magniloquenza. Basta non confondere le due cose: la grande poesia araba e il concorso di postulanti poeti. E comunque non è detto che tra tutti i concorrenti non si celi un nuovo al-Mutanabbi (celebre poeta del X secolo, ndr).

L’avvento di Internet ha prodotto nuovi sviluppi nella letteratura egiziana. A che cosa è legata secondo lei la popolarità della cosiddetta “generazione blogger” fra cui spiccano i nomi di Ahmed Nagi, Ghada Abdel Aal e Ahmed Al Aidy?

Sicuramente l’avvento di internet ha cambiato il modo di fare letteratura, ma non solo in Oriente. Oggi si affidano ai blog diari e riflessioni che poi possono diventare vere e proprie opere letterarie pubblicate e diffuse; ma non sempre la qualità è buona. Questi prodotti tematici, però, ci rivelano tutto un mondo di giovani intellettuali, i cosiddetti bloggers, desiderosi di dialogare gli uni con gli altri e di scambiare le proprie esperienze umane e letterarie: di abbattere le frontiere, se non quelle geografiche almeno quelle virtuali. E sicuramente questo modo di far letteratura accorcia le distanze tra noi e loro, così scopriamo che esiste, ad esempio, un giovane scrittore cairota, Ahmad Nagi, che scrive romanzi al suono dei Pink Floyd, e dal sul blog invita i lettori a leggere il suo romanzo Rogers, ascoltando brani tratto dall’album The Wall. Al che ci possiamo chiedere se “tutto il mondo è paese”, e la risposta è altrettanto palese: “E perché no?”. Basta smettere di pensare agli arabi con il turbante e circondati da odalische, o con i soliti cliché.

Adesso riusciamo a leggere in traduzione italiana anche scrittori degli Emirati Arabi Uniti, dello Yemen e dell’Arabia Saudita. Che cosa rende interessante la nuova produzione letteraria dei paesi della Penisola Araba?

Se in Egitto e nella regione siro-libanese la rinascita (nahdah) è iniziata all’inizio del XIX secolo e ha prodotto famose scuole di pensiero e correnti letterarie, non è così nella Penisola Araba, dove si può parlare di rinascita addirittura soltanto a partire del 1960 se non più tardi ancora. La produzione letteraria di questi paesi è dunque molto giovane e gli uomini e le donne scrivono per tutta una serie di motivi non sempre strettamente letterari. Ci sono donne saudite, per esempio, che scrivono anche nella speranza che la letteratura possa aiutarle a farle uscire dall’isolamento in cui vivono. La scrittura diventa così il podio da cui rivendicare diritti negati [si veda la raccolta di racconti: Rose d’Arabia, E/O, 2001]. Molte giovani scrittrici sono incoraggiate dagli stessi scrittori a comporre poesie o a rendere pubblici racconti tratti dalla loro vita, ma ciò non sempre è positivo e a volte rischia di abbassare il livello della produzione letteraria di un determinato paese. L’Occidente, poi, bramoso di riaffermare i propri pregiudizi su tutta una popolazione e la sua cultura, traduce e fa diffondere proprio questa produzione letteraria minore, a discapito di opere più mature e rilevanti. Ci sono scrittrici, ad esempio, come la saudita Raja’ al-‘Alim, che scrive sofisticate pièces teatrali di alto livello, ma non è conosciuta, anche perché tutta la recente produzione teatrale araba in Occidente è ancora poco nota. Comunque oggi in tutta la Penisola Araba dall’Arabia Saudita al Kuweit ci sono ottimi scrittrici e scrittori. In Yemen, ad esempio, spiccano i nomi di giovani autori come Hoda al-Attas, Nadya al-Kawkabani, Ibtisam al-Mutawakkil, Wajdi al-Ahdal o Samir ‘Abd al-Fattah. Ma va anche aggiunto che l’elenco potrebbe essere molto più lungo, perché la recente produzione letteraria yemenita è sicuramente all’avanguardia [in Italia è stata pubblicata un’unica opera: la raccolta di racconti Perle dello Yemen, Jouvence, 2009.]

Che tipo di iniziative sostiene oggi l’Unione degli Scrittori Arabi (Awu)?

Oggi ci sono ovunque nel mondo arabo dei pen club, nati per iniziativa degli scrittori stessi, che hanno anche creato siti internet per divulgare poesie, racconti, recensioni, interviste, o stralci di saggi o romanzi. Questi siti hanno il grande merito di promuovere tutta una produzione letteraria, far conoscere i letterati e metterli in contatto con altri scrittori di tutto il mondo arabo. I siti più organizzati hanno anche una parte in lingua inglese (nel Vicino Oriente) o in francese (soprattutto per il Maghreb) per diffondere informazioni al di fuori del loro paese. Ci sono naturalmente anche molti siti personali degli scrittori stessi, utilissimi per avere notizie bio-bibliografiche di prima mano. Ma quando le associazioni degli scrittori sono l’espressione di governi, allora il discorso cambia e ci si può legittimamente chiedere se gli autori pubblicizzati siano effettivamente i migliori rappresentanti delle lettere di un determinato paese, o se, invece, siano solo quelli più tollerati o vicini a un singolo regime. E dunque ci potrebbero essere illustri letterati, come nel caso di ‘Abd al-Rahman Munif, grande scrittore di origine saudita, il cui nome non compariva nell’elenco pubblicato dall’Unione degli Scrittori Arabi, proprio quando, negli anni ’90, era all’apice del successo in tutto il mondo arabo. [In Italia di Munif sono stati pubblicati tre romanzi, A est del Mediterraneo e Storia di una città (Jouvence), Gli alberi e l’assassinio di Marzuk (Ilisso)].

Una raccolta di racconti brevi o un romanzo. Che cosa consiglierebbe ad un lettore italiano che volesse iniziare ad immergersi nella letteratura araba contemporanea?

Io consiglierei un bel romanzo. Ma forse i racconti possono fornire in poche pagine un più vasto assortimento di tematiche. Gli arabi poi sono un popolo di scrittori e di poeti. È frequente incontrare persone che ti offrono il loro libro di poesie e di racconti, ma poi sta a noi capire se chi ci sta davanti sia o meno un vero letterato, oppure dobbiamo affidarci ad esperti, così almeno abbiamo i nomi dei più grandi scrittori e non sprechiamo il nostro tempo leggendo un’opera modesta di un autore minore. Naturalmente quello che piace è soggettivo, ma l’importante è cercare di conoscere il meglio di una produzione letteraria. In Italia ci sono piccole case editrici (Edizioni Lavoro, Ilisso, Mesogea e altre) che diffondono la narrativa araba contemporanea. Non si può tralasciare, poi, il ruolo svolto dall’editore Jouvence che ha una collana “Scrittori Arabi Contemporanei” (alla quale ho dedicato molte energie per la scelta dei titoli) e che ha pubblicato circa una quarantina di romanzi dei più grandi scrittori arabi. Molti di questi autori tradotti sono stati o sono ancora oggi i protagonisti della cultura araba contemporanea e hanno ricevuto importanti premi e riconoscimenti letterari nel mondo arabo e in Europa, dove alcune loro opere sono state tradotte. E in questo in Italia abbiamo svolto un ruolo pionieristico, scoprendo per primi alcuni talenti. [Per una panoramica delle traduzioni fatte in Italia, si può vedere il mio sito www.arablit.it].

È vero che in Italia si traducono più autori arabi che nel Regno Unito? Quanto è stata rilevante a questo riguardo l’edizione del 2004 della Fiera del Libro di Francoforte, in cui l’ospite d’onore è stato il mondo arabo?

Credo proprio di sì. Anni fa questo era il dato emerso in un confronto di traduttori europei all’epoca del progetto editoriale internazionale “Mémoires de la Méditerranée”, nel quale rappresentavo l’Italia. Quanto alla fiera di libro di Francoforte, sono già stati scritti fiumi di parole, e io vorrei solo aggiungere che forse gli organizzatori non si erano accorti (oppure se n’erano ben accorti, ma…) che il monolitico mondo arabo de Le mille e una notte non esiste più, e loro hanno invitato lo stesso il “cosiddetto Mondo Arabo”! sic! Io mi aspetterei ora una Fiera del libro genericamente “dedicata all’Europa” e raccomanderei all’Unione Europea di invitare i singoli governi, dove sicuramente tutti i sottosegretari e ministri avranno amici e parenti che scrivono e pubblicano opere…

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