“L’Iran non è il diavolo. E’ solo un ‘folle paese’ come Israele”
Yigal Sarna intervistato da Marco Cesario 7 April 2008

Dopo aver servito come comandante di fanteria durante la guerra di Yom Kippur nel 1973, profondamente turbato dagli orrori della guerra, Yigal Sarna decide di creare con altri ex-soldati “Pace adesso”, il più importante movimento extraparlamentare israeliano. Tra i principi fondatori del movimento il diritto di Israele di vivere all’interno di confini sicuri ed il diritto dei Palestinesi all’autodeterminazione, primo passo fondamentale in direzione della creazione di uno stato palestinese nei territori contigui allo stato d’Israele. Grazie ai suoi reportage sulle condizioni di vita dei prigionieri politici iraniani all’interno delle carceri israeliane, Yigal Sarna ha ricevuto il Premio Tolleranza IBM. Come romanziere ha pubblicato in Italia L’Altra Israele e Tredici storie israeliane, raccolte di racconti che narrano storie di individui o di famiglie colpite da diverse tragedie legate alla guerra (Olocausto, guerra nel Kurdistan iracheno o torture nelle prigioni siriane) che gli hanno valso il premio letterario francese WIZO.

Lei è ottimista o pessimista riguardo una possibile e definitiva risoluzione del conflitto?

Devo dire che sono profondamente pessimista. Ho seguito in prima persona il conflitto e ho pubblicato a questo proposito anche un libro intitolato “Un testimone di stato”. Mi sento infatti come un pentito di mafia che viene protetto dallo stato ma che in cambio offre informazioni preziose contro l’organizzazione di cui ha fatto parte. Riguardo alla situazione in Medio Oriente sono molto pessimista perché ho visto gettata al vento la possibilità concreta che abbiamo avuto nel 1993 con gli accordi di Oslo. Era una finestra aperta sulla speranza ma entrambe le parti in causa (ma io accuso maggiormente quella israeliana perché è quella che aveva maggiore peso) non sono riuscite a mantenere gli impegni presi a causa di profonde obiezioni, paure ed ansie. Adesso purtroppo è molto più difficile di 15 anni fa.

Lei è stato anche particolarmente critico nei confronti dei metodi adoperati dall’esercito israeliano nei territori occupati. In una recente intervista ha addirittura dichiarato che ‘la democrazia israeliana è stata presa in ostaggio dall’esercito’. Cosa intende?

Io penso che l’idea iniziale di uno stato sionista, che è il mio stato, era quella di dare per la prima volta al popolo ebraico un luogo sicuro in cui vivere, visto che non si è mai sentito sicuro in nessun luogo. Per questo motivo si è creato un ‘meccanismo’ in cui l’esercito è direttamente implicato. Sfortunatamente il ‘meccanismo’ adesso ha una sua vita propria, è diventato troppo forte ed influenza la politica, l’economia e la vita di tutti i giorni. Israele non è un regime militare ma una democrazia in cui l’esercito è diventato troppo preponderante. Per esempio durante l’ultima guerra con il Libano penso che i responsabili politici abbiano agito da principianti perché hanno eseguito ciecamente il diktat dell’esercito che aveva concepito il piano militare. L’esercito ha obbligato dunque i politici ad agire in una certa maniera e a prendere decisioni sbagliate. Il risultato è che alla fine la guerra è stato un fallimento totale. Ciò dimostra quanto forte sia la presenza dell’esercito nella società israeliana e la maniera in cui l’esercito tenga in ostaggio i politici.

Lei ha avuto un’esperienza intensa come soldato durante la guerra dello Yom Kippur, nel 1973. Dopo questa traumatica esperienza decide, con altri ex soldati, di creare il movimento “Pace adesso”. Può descrivere come è arrivato a questa presa di coscienza?

Nel 1973 ero un giovane soldato. Avevo soltanto 21 anni ma mi resi immediatamente conto della stupidità della guerra. Una stupidità che è mirabilmente descritta nel libro ‘Kaput’ di Curzio Malaparte, a mio avviso il più bel libro che sia mai stato scritto sulla Seconda Guerra Mondiale. Quando ti trovi nel bel mezzo di una guerra apri gli occhi e realizzi che la guerra è la più stupida attività del genere umano. Dopo la guerra ho deciso di far parte dei fondatori del movimento Pace Adesso perché ho capito che la soluzione militare è sempre la peggiore scelta, non ti porta da nessuna parte. Volevamo ottenere la sicurezza usando la forza. Ma la guerra ti apre gli occhi a meno che tu non sia un idiota. Per questo credo di essere diventato ‘vecchio’ all’età di 21 anni. La sconfitta o la vittoria sono una questione di fortuna. Non puoi basare tutta la tua storia sulla fortuna né tantomeno sui carri armati, le incursioni aeree o i massacri di persone. Per me tutto ciò è agli antipodi di ciò che fu inizialmente l’idea sionista.

Crede ancora ad una soluzione con due stati?

Purtroppo penso che sia diventata oggi impossibile. La cosa buffa è che sono stati proprio gli ultraortodossi ed i fanatici, che spingevano per uno stato unicamente ebraico, a distruggere la possibilità di creare due stati separati. Infatti se continui a impiantare insediamenti al di fuori di confini già incerti non puoi più oggettivamente separare il paese. Oggi c’è un solo stato attraversato da un muro con ebrei che vivono da entrambi i lati del muro. E’ un caos. Al di fuori di questo caos ci può essere solo un altro disastro. Ma io non vedo per ora altre soluzioni.

Qual è la sua opinione sul muro?

Il muro è un’altra soluzione militare. Ma se tu vuoi dare reale sicurezza al tuo paese non costruisci un muro tra le persone. Questa è la mia idea. Il muro fu concepito come una difesa contro gli attentati terroristici. Ma oggi ci sono i missili Qassam che passano al di sopra del muro. Dovremmo per questo erigere un muro fino al cielo? L’idea del muro resta un’idea stupida.

Lei ha pubblicato diversi reportage sulle condizioni dei prigionieri politici iraniani nelle carceri israeliane. Per questo ha ricevuto il premio ‘tolleranza’ IBM. Qual è oggi la sua opinione sull’Iran?

E’ diversa da quella di molti altri israeliani. Io non credo che l’Iran sia il diavolo. In primo luogo l’Iran è stato per molti anni il migliore amico d’Israele, ai tempi dello Scià. L’Iran possiede inoltre una grande cultura che produce film, fotografia e arte. In un certo qual senso l’Iran è anche molto pragmatico. Vuole essere la superpotenza nella regione ma io credo che i suoi veri nemici siano altrove. Israele non confina con l’Iran. Confina con paesi come la Russia, l’Iraq. E’ da lì che possono giungere i veri problemi. Non da Israele. Io ho anche scritto, suscitando scalpore, che non m’importa se l’Iran possiede la bomba atomica. Infatti in questo caso si creerebbe una sorta di potere bilanciato con Israele nella regione. Sono infatti due paesi che per molti versi si assomigliano. Quando noi israeliani guardiamo l’Iran in profondità vediamo riflessa l’immagine di noi stessi. Stesso fanatismo, stesse discussioni infinite, ma anche una grande civiltà e cultura. Io credo che questi due stati possano creare un equilibrio nella regione. Ma forse potrebbe essere anche l’inizio di una nuova guerra fredda in Medio Oriente.

Si sente al sicuro in Israele?

Mi sento sicuro ed insicuro allo stesso tempo. Sicuro perché vivo in un specie di Babele moderna, Tel Aviv. E’ una grande città con un’incredibile vita notturna ed un cappuccino migliore di quello che si beve a Milano (sorride). Insicuro perché improvvisamente ci può essere un’esplosione in un caffé accanto al mio. Ho scritto a questo proposito un libro che s’intitola “Flood”. E’ una storia d’amore che parla del tentativo di vivere una vita normale e confortevole in un paese folle come Israele. Ecco perché mi sento sicuro ed insicuro allo stesso tempo. Sento a volte dire dal ministero degli esteri che i cittadini israeliani dovrebbero scegliere l’Europa o gli Stati Uniti per le proprie vacanze. Ma io dico questo: il posto più pericoloso da visitare per gli israeliani è Israele.

La vita a Tel Aviv è così frenetica ed intensa. Forse perché in questa città il confine che separa la vita dalla morte è molto labile?

Esatto. Alcuni anni fa sono andato a Sarajevo ed ho avuto la stessa sensazione. Soltanto quando sei cosciente del fatto che qualcuno potrebbe ucciderti da un momento all’altro capisci quanto la vita umana sia un bene prezioso.

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