“Intellettuali come Hirsi Ali fanno il gioco dei mullah”
Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace 2003, intervistata da Daniele Castellani Perelli 9 March 2007

La prigione e le minacce non hanno fermato questa piccola madre che all’estero non indossa il velo, sfoggia pantaloni in stile-Merkel e non si lascia interrompere quando parla, nemmeno in quest’intervista. Ebadi attacca quelli che Timothy Garton Ash ha definito i “fondamentalisti dell’Illuminismo”, e sorprende anche con la proposta di un referendum attraverso il quale sia il popolo iraniano a decidere le sorti del nucleare iraniano. “Io credo nel secolarismo, perché voglio che i governi non approfittino dei sentimenti religiosi del popolo – ci dice a San Sebastiano al Vesuvio, ospite della Fondazione Mediterraneo, di cui è socia e con cui ha elaborato un importante appello contro la guerra – Ma molti governi secolari sono delle dittature. Solo quando la democrazia va a braccetto con i diritti umani abbiamo un vero governo democratico”.

Intellettuali come Ayaan Hirsi Ali sostengono che l’Islam non sia compatibile con i diritti delle donne. D’altra parte è vero che il regime iraniano, sulla base di motivazioni religiose, le ha impedito di diventare giudice.

Il governo iraniano, quello saudita e tutti gli altri governi non-democratici sostengono che l’Islam non sia compatibile con i diritti umani, e che le loro popolazioni, in quanto musulmane, debbano seguire solo l’Islam. Ma per Islam intendono quello che serve a giustificare la loro tirannia. A me dispiace molto che alcuni intellettuali, senza pensare alle conseguenze di questi loro ragionamenti, finiscano per seguire le stesse opinioni di questi tiranni.

Che conseguenze hanno allora queste posizioni estreme?

Esse finiscono per mettere i musulmani di fronte a un bivio: o accettate l’Islam insieme alle ingiustizie che state subendo, o abbandonate la religione dei vostri padri per avere la democrazia. Non è una scelta giusta. Io propongo un’altra strada. L’Islam deve essere interpretato in modo tale da andare d’accordo con la democrazia. Anche nel Cristianesimo ci sono chiese che condannano gli omosessuali, e altre che li accettano. Sono tutte cristiane, ma interpretano in maniera diversa la loro religione. Lo stesso deve valere per l’Islam. In un paese come l’Arabia Saudita non c’è nemmeno il Parlamento, mentre in Malesia vige una democrazia piuttosto avanzata. Di quale Islam parliamo? L’Islam è del tutto compatibile con i diritti delle donne. Quanti sostengono il contrario non fanno che giustificare i governi non-democratici islamici.

Lei preferirebbe vivere in un Iran secolare, in cui la religione e lo Stato siano separati?

Io credo nel secolarismo, perché voglio che i governi non approfittino dei sentimenti religiosi del popolo. Però mi chiedo: abbiamo il diritto di dire che tutto il mondo la deve pensare come noi? Quando, in qualsiasi parte del mondo, la popolazione elegge un radicale religioso, abbiamo il diritto di dire che le elezioni che l’hanno portato al potere non valgono? Certamente no. D’altro canto, anche molti governi secolari sono delle dittature. E’ chiaro che il secolarismo non è la soluzione ultima di questi problemi. Dobbiamo cercare una spiegazione più moderna della democrazia. La democrazia è il governo della maggioranza, però la maggioranza che arriva al potere non ha il diritto di fare quello che vuole. I governi non vengono legittimati solo dal risultato delle urne, tant’è che molti dittatori sono arrivati al potere tramite elezioni. Solo quando la democrazia va a braccetto con i diritti umani abbiamo un vero governo democratico. Con questa spiegazione nuova della democrazia non serve più sapere se il secolarismo sia una cosa buona o una cosa cattiva.

In un’intervista alla rivista web Roozonline, lei ha detto che l’energia nucleare è un diritto dell’Iran. E’ anche una priorità?

La priorità di qualunque progetto deve essere decisa dal popolo di quel paese. Il governo iraniano pretende che il popolo voglia il nucleare. Io propongo che la questione dell’arricchimento dell’uranio, o della sua sospensione, sia affidata a un referendum popolare. Se il popolo dimostra di prendere sul serio i rischi legati all’arricchimento dell’uranio, il progetto dovrà essere arrestato. L’arricchimento dell’uranio potrebbe comportare una guerra, e quindi deve essere il popolo iraniano a decidere. Tramite un referendum.

Il candidato democratico americano Barack Obama ha detto che la politica di Bush ha rafforzato la leadership iraniana. E’ così?

Il governo americano ha già fatto sapere che non esclude la possibilità di un attacco militare all’Iran. Quando una società corre il pericolo di essere attaccata, per controllare la sua sicurezza il suo governo si sente autorizzato a limitare le libertà. Questa è una regola che vale sempre, e l’Iran non fa eccezione.

Lei crede che con un presidente democratico alla Casa Bianca i rapporti tra Washington e Teheran migliorerebbero?

Ma i candidati democratici vogliono davvero migliorare le relazioni tra i due paesi? Non dimentico che anche il partito democratico ha votato a favore dell’intervento militare in Iraq.

Il New York Times ha scritto che la Guida Suprema Khamenei avrebbe smesso di appoggiare il presidente Ahmadinejad. Risulta anche a lei?

Se si ascoltano i discorsi dell’ayatollah Khamenei, si capisce che parla come Ahmadinejad sulla questione dell’uranio. Non dico altro.

Qualcosa da rimproverare all’Occidente?

Quando in Iran avevamo i riformisti al potere, l’Occidente non li ha sostenuti. Oggi, dieci anni dopo, vediamo i risultati di quella politica.

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