“L’omogeneità non è indispensabile”
Ian Buruma 18 September 2007

Come molti termini accademici, l’espressione “post-secolare” mi suona troppo vaga. D’altronde, l’idea di una società completamente secolare è stata sempre un’illusione. La religione organizzata non è mai scomparsa, e oggi attraverso i musulmani e forse perfino il cristianesimo evangelico può addirittura consolidarsi. Lo Stato secolare è ben altro. Io non credo che nelle democrazie liberali, a eccezione forse degli Stati Uniti, la religione organizzata giochi un ruolo preponderante all’interno dello Stato. Né ci tiene a farlo. Ma la società deve dare agio a tutte le religioni, compreso l’islam, di svilupparsi indipendentemente dallo Stato. Inteso quale ideologia aggressiva, il secolarismo – o l’ateismo – può diventare pericoloso al pari di qualsiasi fede dogmatica.

A mio avviso, inoltre, non è necessario che le società siano “omogenee” perché fiorisca la democrazia liberale. Le società non sono mai state omogenee: si pensi, ad esempio, alle tensioni tra cattolici e protestanti in alcune aree dell’Europa settentrionale. Certo, è innegabile che tradizioni culturali e religiose condivise forniscano una solida base morale che funge da collante per la società, ma tale comunanza non è necessaria. La popolazione degli Stati Uniti è caratterizzata da innumerevoli tradizioni culturali e religiose, eppure nel bene o nel male funziona. C’è invece bisogno di un accordo comune per il rispetto delle leggi; finché ci sarà questo le democrazie liberali non saranno in pericolo.

La storia del XX secolo è costellata di movimenti politici che hanno infranto le leggi per imporre con la violenza la propria visione politica: nazisti, fascisti, Frazione Armata Rossa, Brigate Rosse. I membri di questi movimenti violenti erano europei e condividevano le stesse tradizioni culturali e religiose del resto della società.

Ian Buruma, giornalista, professore e saggista, vive tra Oxford e New York, dove insegna democrazia e diritti umani al Bard College. Ha scritto vari libri, tra cui Murder in Amsterdam (2006).

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista Reset, numero 101.

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