Addio a Zayd, teologo islamico e liberale
Giancarlo Bosetti 6 July 2010

Con la scomparsa prematura di Nasr Hamid Abu Zaid se ne va qualcuno che ha meritato più di chiunque la definizione di intellettuale islamico liberale. Lo studioso egiziano, morto ieri al Cairo, a 66 anni, a causa di una meningite, lascia una traccia profonda su generazioni di musulmani ai quali ha insegnato una interpretazione umanistica, storica, filologica del Corano. Quest’uomo modesto e generoso ha testimoniato con il sacrificio e l’esilio la sua coerenza. Le sue tesi hanno provocato negli anni 90 la reazione dei fondamentalisti. Gli è stata negata la cattedra di ordinario di studi islamici con l’accusa di apostasia. La giustizia egiziana non riconosce questa condizione come un reato perseguibile, ma la legge coranica regola il matrimonio. Gli islamisti sono così riusciti, a perenne vergogna dello stato egiziano e del suo esibito secolarismo, a “divorziare” d’ufficio Abu Zayd dalla moglie Ibtihal Yunis, costringendo entrambi all’esilio, di fatto, se non volevano che su di lei cadesse l’accusa di concubinaggio, essendo unita a un apostata.

La coppia si è trasferita in Olanda, dove Nasr ha potuto continuare i suoi studi a Leiden e poi a Utrecht. Entrato nella Fondazione Reset-Dialogues, ha tenuto una memorabile lezione sulla apostasia ai seminari di Istanbul, a Milano e alla Scuola di Sant’Anna a Pisa. Negli ultimi anni veniva talvolta invitato al Cairo. Sosteneva che il Corano è un testo nato attraverso la trasmissione orale e destinato alla recitazione poetica. Era un credente e l’accusa di apostasia lo offendeva profondamente come musulmano. Le sue critiche ai fondamentalisti e alla loro, falsa e inventata, “purezza” delle origini erano taglienti. Sono ben raccontate nell’autobiografia che ha scritto con Navid Kermani, tradotta anche in italiano (Una vita con l’Islam, Il Mulino). La sua vita è stata costellata di minacce di morte. Se mai un giorno la conquista della democrazia in tutto il mondo islamico sarà un fatto compiuto, la storia che se ne scriverà si dovrà soffermare a lungo su quest’uomo piccolo e dalla salute incerta, che ha tenuto aperte le porte della ijhtihad, della interpretazione del Corano.

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