Caro Fini, ecco perché sbaglia
Khalid Chaouki 9 February 2009

Questa volta voglio dire no. Anzi. Basta con gli imperativi uno dopo l’altro nei confronti della seconda religione del Paese. Una comunità, quella musulmana, che ormai a seguito di una vera e propria aggressione politico-mediatica, è stata ridotta al silenzio. Alla faccia del dialogo e del confronto. Il riferimento è all’ultima uscita del presidente della Camera Gianfranco Fini che chiedeva da Abu Dhabi, prendendo esempio dallo sceicco locale, un maggiore controllo sulle moschee d’Italia e la “predica in italiano del Corano durante il sermone del venerdì”.

Sono contrario alla proposta di Fini innanzitutto per il tono della dichiarazione che, purtroppo, ha poco di proposta politica costruttiva e molto di imperativo irrevocabile. Una proposta che presuppone innanzitutto un dato falso e pericoloso, frutto di un pregiudizio infondato ma ormai strisciante tra la gente comune. Ossia, che nelle moschee d’Italia il sermone e le prediche contengano riferimenti e incitamento all’odio se non addirittura un pre-reclutamento nelle file del terrorismo di matrice islamica.

Se il presupposto fosse vero, mi aspetterei dalla terza carica dello Stato un appello non ai musulmani, ma innanzitutto alle forze di sicurezza al fine di: 1) farsi tradurre i sermoni dall’arabo, 2) fermare o eventualmente arrestare i presunti imam fiancheggiatori del terrorismo. Ma siccome le moschee d’Italia, soprattutto dopo il 2001, sono ben sorvegliate dalle forze di sicurezza (per fortuna) e la stragrande maggioranza degli imam e dei dirigenti di moschee ha un rapporto di dialogo continuo con le Autorità locali, la dichiarazione di Fini pare francamente superficiale e spinta da volontà incomprese. A questo punto il vero dramma è che dietro una simile richiesta vi è un fastidiosissimo presupposto sulla malafede degli imam e sulla quasi certa ambiguità di chi oggi gestisce i luoghi di culto musulmani.

Si presuppone infatti che il sermone in arabo nasconda frasi ambigue o addirittura di sostegno alle ideologie violente. Il pregiudizio è andato oltre fino a tracciare una similitudine chiara tra moschea e luogo pericoloso, al punto che alla notizia dell’apertura di una nuova moschea sembra ormai del tutto legittimo chiedere referendum popolari e organizzare sagre del maiale. A queste condizioni, possiamo ancora parlare di libertà di culto in Italia? I musulmani hanno ancora il diritto di pregare liberamente, come sancito dalla Costituzione? La lingua araba è una lingua autorizzata nel nostro Paese, o sarebbe da mettere al bando? Ovviamente tali questioni vanno intese in senso provocatorio, ma va ricordato anche che oggi nella maggior parte delle moschee italiane il sermone viene già tradotto, a beneficio di una parte consistente di fedeli musulmani non arabofoni sia di origine italiana che provenienti dal Senegal, Ghana, Pakistan, Bangladesh e altri Paesi a maggioranza musulmana.

Il mio invito al presidente della Camera, che si è mostrato spesse volte attento ai temi della convivenza civile e al rispetto delle minoranze religiose ed etniche, è di chiedere una pausa di riflessione a tutte le parti politiche e di lasciare almeno per un attimo in pace una minoranza che contribuisce oggi al pari di tutti i cittadini allo sviluppo del Paese e che chiede solo il diritto elementare al culto. Invece che lanciare moniti e falsi allarmismi, sarebbe opportuno aprire un dialogo diretto con i cittadini di fede islamica e riprendere con maggiore serietà il progetto Pisanu-Amato della Consulta per l’islam italiano. Dialogare con i musulmani d’Italia invece di giudicarli a priori sarebbe un ottimo segnale soprattutto per le nuove generazioni dell’islam italiano, che parlano già la lingua di Dante all’interno delle moschee e leggono il Corano tradotto, ma che aspettano ancora la cittadinanza italiana per sé e per la propria fede religiosa.

Khalid Chaouki, giornalista, è membro della Consulta per l’islam italiano e direttore di Minareti.it

SUPPORT OUR WORK

 

Please consider giving a tax-free donation to Reset this year

Any amount will help show your support for our activities

In Europe and elsewhere
(Reset DOC)


In the US
(Reset Dialogues)


x