L’impatto della crisi finanziaria sui Paesi del Golfo
Ibrahim Oweiss (Georgetown University) intervistato da Celeste Lo Turco 3 February 2009

Prof.Oweiss, quali considerazioni si possono fare sull’attuale crisi economica?

E’ necessario precisare che la situazione attuale è il risultato di diverse crisi interconnesse, e non di una sola. La crisi finanziaria ha ramificazioni globali in quanto uno dei fattori della globalizzazione è l’interdipendenza tra le varie economie locali. Per ottenere un quadro più chiaro e un punto di vista completo dovremo partire dalla crisi interna agli Stati Uniti per arrivare pian piano a definire e comprendere il contesto globale.

Quali sono le cause principali dello stato attuale di crisi?

Credo che le cause della crisi vadano individuate nella politica fiscale e monetaria degli Stati Uniti. L’assenza di controllo e l’eccesso di liberismo hanno determinato una situazione di incertezza talmente aspra da mettere l’intero mondo in crisi. La mancanza di qualsiasi meccanismo regolatorio ha fatto si che gran parte delle istituzioni finanziarie potessero agire fuori controllo. Gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Bush hanno deciso di tagliare le tasse e ridurre così le entrate, malgrado le spesse stessero crescendo, generando un debito pubblico che sfiora la cifra astronomica di 14 trilioni di dollari. L’economia statunitense è di dimensioni tali che quando il governo chiede un prestito, considerando la magnitudo del suo debito, la quantità di fondi disponibile per le richieste degli altri paesi viene drasticamente ridotta. L’altro aspetto negativo della politica fiscale statunitense è rappresentato dalle spese di guerra, in cui viene riversata la scioccante cifra di 371 dollari al minuto. L’amministrazione Bush è colpevole di aver affossato l’economia nazionale con strumenti che non erano supportati da misure collaterali di garanzia e il risultato finale ha fatto si che gli speculatori si ritrovassero a fronteggiare la crisi, con il mercato dei mutui che intanto collassava.

Quali sono gli effetti principali della crisi sui paesi membri della G.C.C?

Uno degli effetti immediati della crisi coincide con l’abbassamento del prezzo del petrolio, determinato dalla diminuzione della domanda e dal rallentamento del ciclo industriale. L’inevitabile fase di recessione è destinata a causare un definitivo aumento della disoccupazione, e questo non mancherà di esercitare ricadute sui paesi che che fanno parte del Cooperation Council of the Gulf (G.C.C), ovvero Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.” Poiché gli investimenti verranno rimandati, gli effetti della crisi finanziaria sui G.C.C sono destinati a farsi sentire. In termini di rapporti tra questi paesi e l’Occidente, non credo che ci sarà una perdita di sostanza o di valore, ma c’è sicuramente ci sarà una perdita di fiducia. I paesi occidentali attualmente stanno cercando di sfruttare le risorse economiche della regione, mentre i paesi arabi stanno seriamente cominciando a riflettere sul vero significato di questo fenomeno dal momento che non sono loro i responsabili della crisi. Per quanti soldi questi stati possano avere, non saranno mai in grado di colmare il gap della crisi economica americana e mondiale.

Se la soluzione non consiste nelle risorse di Stati Uniti, Giappone ed Europa o nel capitale degli paesi arabi, come farà l’ordine economico a riprendersi dalla crisi?

Nessun paese al mondo è al riparo dalla crisi. Ovviamente ci sono differenze nelle modalità in cui la crisi intaccherà le varie economie; ci sono paesi che ne risentiranno in maniera lieve mentre altri ne soffriranno in maniera decisamente più critica. Nell’area mediorientale un paese come il Libano è stato relativamente immune alla crisi perché il suo settore bancario tradizionale segue alla lettera le procedure e non concede prestiti senza garanzie e profitti. Le banche in Libano inoltre, non avendo comprato azioni dalle compagnie americane che sono collassate, si sono tutelate anche sotto questo punto di vista. Con il calo della produzione industriale che segue la recessione, tuttavia, la crisi è destinata a toccare anche il Libano, soprattutto se prendiamo in considerazione il prezzo del petrolio. Le risorse principali del paese sono i gas naturali e il petrolio: se il prezzo di questo scende è inevitabile che tutta la regione libanese ne risentirà.

Quale sarà invece il suo effetto su paesi che stanno già vivendo una situazione difficile come l’Iraq?

La crisi colpirà duramente l’occupazione a livello mondiale, ma è in queste aree che le sue ricadute saranno particolarmente drammatiche. Nei paesi occidentali i primi a essere licenziati saranno gli immigrati e i loro paesi d’origine assisteranno a una riduzione degli introiti derivanti dalle rimesse dall’estero. Il lavoro degli emigrati è cruciale per queste economie locali. Un paese come il Pakistan, per esempio, può dichiarare tranquillamente bancarotta se le entrate dei lavoratori all’estero smettono di affluire verso il paese. Sono i paesi più poveri quelli destinati a risentire maggiormente di questo tipo particolare di crisi.

Cosa può dirci della situazione in Qatar?

Un paese come il Qatar non ha nulla da temere finché dispone di risorse finanziarie sufficienti a coprire qualsiasi esigenza di spesa. Allo stato attuale ci sono validi motivi per credere che la crisi non intaccherà la situazione lavorativa della popolazione qatarina.

Traduzione di Claudia Durastanti

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