Il peccato di Lot e quella “estrema solitudine”
Amara Lakhous 15 December 2009

La sessualità nell’Islam ha una connotazione positiva. Il piacere carnale non viene né represso né rimosso, anzi va ricercato e soddisfatto, ma all’interno dell’istituzione matrimoniale. E’ il Profeta stesso a equiparare l’atto sessuale alla preghiera: «Mi è stato concesso di amare tre cose del vostro basso mondo: la donna, il profumo e la preghiera». Biancamaria Scarcia Amoretti, la più importante studiosa dell’Islam in Italia, spiega molto bene questa questione: «Il sesso, dunque, nella coscienza collettiva musulmana è qualcosa di positivo. […] sennonché la sessualità va in qualche modo incanalata, legalizzata, controllata. Il matrimonio ne è lo strumento. Non per niente, il peccato per eccellenza nell’Islam è la promiscuità: un rapporto sessuale non legale. Di qui l’orrore tradizionale nell’Islam per la prostituzione. Non pochi sono i giuristi che dicono che l’Islam, riconoscendo un dato di fatto, cioè la natura del maschio, accetta la poligamia per evitare la promiscuità e i mali connessi». (1)

Per approfondire la questione dell’omosessualità nell’Islam, possiamo dividere la sessualità in due tipi. Da una parte abbiamo una ‘sessualità buona’ che fonda le sue radici unicamente nell’istituzione matrimoniale, d’altra parte esiste una ‘sessualità nociva’, basata sulla promiscuità come l’omosessualità, l’adulterio, l’incesto, lo stupro e la prostituzione.

Il punto di vista religioso

I musulmani definiscono l’omosessualità “il peccato di Lot” (2). La condanna dell’omosessualità è molto esplicita sia nel Corano che nella Sunna.

«E Lot, quando disse al suo popolo: “Compirete forse voi questa turpitudine, tale che mai nessuno la commise prima di voi al mondo? Poiché voi vi avvicinate per libidine agli uomini anziché alle donne, anzi voi siete un popolo senza freno alcuno”. Ma la risposta del suo popolo non fu che questa: “Cacciateli fuori dalla vostra città! Sono uomini che voglion farsi passare per puri!”. E noi salvammo lui e la sua gente, eccetto sua moglie che fu fra quelli che rimasero indietro. E facemmo piovere su loro una pioggia distruggitrice: considera dunque quale fu la fine degli scellerati». (Corano 7: 80-84) (3). E ancora: «E così Lot, allorché disse al suo popolo: “Commetterete voi la turpitudine, pur vedendola tale? V’accosterete voi lussuriosamente agli uomini anziché alle donne? Siete certo un popolo ignorante!”. Ma la sola risposta del suo popolo fu: “Scacciate la famiglia di Lot dalla vostra città, poiché son gente che voglion farsi passare per puri”». (Corano 27: 54-56)

Il profeta ha detto: «Quando troverete due uomini che commettono il peccato di Lot, uccidete al-fa’l (attivo) e al maful (passivo)». I giuristi musulmani concordano sulla condanna dell’omosessuale con la pena di morte, però non sulle modalità dell’esecuzione. Possiamo citarne quattro: morte al rogo, uccisione con la spada, lapidazione, e buttare giù il condannato da un’altura. L’Islam considera l’omosessualità contro-natura. Per natura s’intende un rapporto sessuale uomo/donna che ha il fine di procreare.

Il vero problema si pone di fronte alla “responsabilità” e la colpevolezza dell’omosessuale: l’uomo nasce o diventa omosessuale? Nel 1993 Dean Hamer, un ricercatore all’Istituto nazionale del Cancro, ha dichiarato di aver scoperto i geni dell’omosessualità. Sarebbero cromosomi “x” trasmessi dalla madre al figlio. Quindi l’omosessualità, secondo questa ricerca, non avrebbe niente a che fare con la cultura e con la libera scelta dell’individuo (4). Alcuni studiosi musulmani hanno rifiutato questa tesi perché implica la messa in discussione di Dio, e della sua infallibilità. Dio non può essere imperfetto e creare esseri ‘imperfetti’ punendoli così ingiustamente. Quindi l’omosessuale sarebbe sempre colpevole.

Il punto di vista antropologico

Ne «La plus haute solitude» (5), lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun affronta la tematica dell’omosessualità, argomento ancora tabù nel mondo musulmano, ponendo l’accento sulla sua particolarità. Infatti, nella realtà musulmana (in questo caso nel Maghreb), l’omosessualità assume connotazioni ben diverse rispetto a come viene generalmente vissuta in Occidente. Ad esempio, nella fase delicata dell’adolescenza, l’omosessualità svolge un ruolo funzionale nell’iniziazione sessuale, primo per la difficoltà che si ha nell’avere rapporti eterosessuali al di fuori della sfera matrimoniale, e secondo perché rappresenta una dimostrazione della potenza/potere sessuale: «Per quanto riguarda l’omosessualità, questa è considerata in molti casi una prova supplementare di potenza sessuale, un’ulteriore performance di virilità. L’omosessualità è in certi casi parallela all’eterosessualità, ossia è considerata una tappa resa necessaria dalla mancanza di rapporti con l’altro sesso tra adolescenti». (6) 

L’omosessuale nei paesi musulmani è costretto alla clandestinità non solo per motivi religiosi, ma anche a causa del disprezzo sociale. Questa situazione non riguarda soltanto i musulmani. Gli omosessuali continuano a essere la minoranza più perseguitata nel mondo. In Iran rischiano la pena di morte, e in Italia devono supportare insulti vergognosi.

Note:

1) Vedi Scarcia Amoretti, B., “La questione femminile nell’Islam: passato e presente” (Lezione tenuta presso la Commissione provinciale pari opportunità centro della donna, Pisa, 9 maggio 1992).
2) Dopo l’arresto di cinquantadue omosessuali egiziani su una nave diventata un locale notturno, la “Queen boat”, nel maggio del 2001, i mass-media li hanno soprannominati “gente di Lot”. Per approfondire il caso vedi il dossier “ Le Caire: panique chez le gays”, in Le Nouvel Observateur, 24 gennaio 2002.
3) Le citazioni coraniche tradotte in italiano sono tratte da “Il Corano” (tradotto e curato da Alessandro Bausani), Biblioteca universale Rizzoli, Milano, 1995.
4) Vedi Hamer. D., “A linkage between DNA markers on the x chromosome and male sexual orientation”, in Science, vol. 261, 1993, p 321-27; Hamer D & King M C. , “Sexual orientation and the x”, in Nature , vol. 364, 1993, pp. 288-299; Hamer. D & P Copeland . P, The Science of Desire: The Search for the Gay Gene and the Biology of Behavior , Simon & Schuster, New York, 1994.
5)La plus haute solitude di Tahar Ben Jelloun è stato pubblicato in Francia nel 1975 dalla casa editrice Le Seuil. In italiano è tradotto col titolo L’estrema solitudine (traduzione dal francese di Cosentino, V, Bompiani, 1999) con un sottotitolo molto significativo: miserie affettive e sessuali degli immigrati magrebini in Francia. Il libro è la versione ridotta della sua tesi di dottorato in psichiatria sociale conseguita a Parigi. Tale ricerca, svoltasi fra il 1972 e il 1975 presso un centro medico di Parigi, pone come tema la questione dell’impotenza sessuale dei lavoratori immigrati magrebini in Francia. Degli uomini emigrano e durante la loro permanenza all’estero, alcuni di loro diventano, a un certo momento, sessualmente impotenti.
6) Ben Jelloun, T, L’estrema solitudine,…op. cit. pp. 90-91.

 

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