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  • Nella misura in cui indica la perdita di incidenza delle chiese sugli individui, la secolarizzazione si può identificare con il concetto di scristianizzazione; ma una parte della teologia l’ha letta, al contrario, come inveramento del cristianesimo, come valorizzazione dell’uomo finalmente diventato “adulto” (Bonhoeffer) richiamato alla sua responsabilità di credente. È stato soprattutto F. Gogarten a sviluppare la convinzione che la secolarizzazione fosse frutto maturo e coerente della fede biblica e cristiana, rovesciando la tendenza dominante nelle chiese cristiane che vede in essa la radice dei mali che affliggono la chiesa e il mondo contemporaneo.

    Le tesi sull’inevitabilità della secolarizzazione sono state tuttavia messe in discussione negli ultimi anni da alcuni studiosi, secondo cui non solo gli Stati Uniti o i paesi non occidentali, ma anche la stessa Europa sarebbe caratterizzata da un fenomeno di ritorno della religione, con un aumento cospicuo dei credenti. A questo poposito il sociologo tedesco Klaus Eder ha coniato il termine di “società post-secolari”, con il quale ha messo in luce il paradosso della crescita della comunicazione religiosa nella società della comunicazione con il risultato di una sua maggiore visibilità nello spazio pubblico. Questa visibilità aumenta con i mutamenti delle istituzioni religiose, con il crescere della mobilitazione mediatica e dei movimenti identitari. Secondo Eder, l’idea di una Europa secolare è dunque tutta da discutere, la religiosità acquista una presenza più forte, riconoscibile e pervasiva anche se si accompagna a fenomeni di minore tenuta delle forme organizzate e dei vincoli di appartenenza.

    Il termine “post-secolare” è stato ripreso dal filosofo Jurgen Habermas e da papa Benedetto XVI, per i quali esso indica una dimensione della vita sociale e culturale in cui ci si sforza di tradurre e comprendere reciprocamente la lingua laica come quella religiosa, da una parte e dall’altra; si cerca di comprendere quel che altri dicono nella loro lingua anche qualora non siano capaci di tradurlo come sarebbero tenuti a fare; significa cominciare con il rescindere il vincolo che unisce modernizzazione e disincanto, significa chiudere con il postulato che fa coincidere in modo indiscutibile il progresso con la secolarizzazione.

    Come ha scritto Francesco Saverio Trincia, “postsecolare” è una filosofia che “si mostra capace di riattivare il percorso inverso che muove dal sapere mondano, e dal saeculum in genere, per giungere a riprendere contatto con l’universo “altro” della fede religiosa. Tale percorso è “inverso” rispetto al processo “discendente” in cui consiste la vicenda della secolarizzazione, nel corso della quale, con le parole di Habermas “le forme di pensiero e di vita religiose vengono sostituite da equivalenti razionali, comunque superiori”“.

    Da: Jurgen Habermas – Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Ragione e fede in dialogo, a cura di G. Bosetti, Marsilio, 2005.

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