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  • Massimo Rosati

    Centrali, per l’affermazione della modernità e delle sue caratteristiche principali, sono: le due grandi rivoluzioni del Settecento, quella industriale e la Rivoluzione francese; la formazione dei moderni Stati nazionali e la razionalizzazione del potere nel segno di anonime procedure burocratiche; lo sviluppo di una economia di mercato centrata sulla divisione del lavoro; la valorizzazione sociale dell’autonomia individuale; l’universalizzazione dei valori; l’urbanizzazione e la diffusione di stili di vita metropolitani; la scolarizzazione e l’ingresso progressivi delle masse nella vita politica e sociale delle società europee; lo sviluppo della scienza come forma di conoscenza auto-legittimantesi rispetto alla religione; il ritrarsi del sacro e della religione negli ambiti privati dell’esistenza individuale, con il parallelo declino del ruolo pubblico della religione.

    Dal punto di vista filosofico, modernità coincide almeno in parte con illuminismo, ossia, secondo la nota espressione di Immanuel Kant, con l’ “uscita dell’uomo da uno stato di minorità”. Contrapponendosi alla tradizione, alla religione e ogni forma di autorità imposta, la modernità rivendica per sé una completa autonomia rispetto al passato e una costante apertura al futuro. L’idea della rottura rispetto al passato, della crisi e del mutamento continuo sono parti costitutive della sua auto-rappresentazione. Nonostante ciò, si è discusso lungamente, e si continua a discutere, sulla effettiva autonomia della modernità rispetto al passato e a categorie di pensiero metafisico e religioso.

    Laddove, secondo autori come Blumenberg, il senso ultimo della modernità riposa nella sua piena autonomia rispetto al passato, per altri essa continuerebbe a essere parassitaria nei confronti di alcune grandi categorie religiose e metafisiche. Alcune delle più grandi e caratteristiche visioni moderne della storia, come quella hegelo-marxista per esempio, non sarebbero altro che la secolarizzazione, cioè traduzione in termini mondani, di concezioni religiose del tempo. In questo senso, la portata innovativa della modernità sarebbe solo parziale e di facciata. Più di recente, la discussione sulla modernità si è concentrata sul suo futuro più che sulla sua genesi. La fine delle grandi ideologie e del mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale avrebbe infatti inaugurato, per alcuni, una condizione compiutamente “post-moderna”, da molti salutata con favore in quanto segno del congedo da alcune delle strutture falsamente universalistiche della modernità.

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