Parla la leader di Ennahda senza velo
Resetdoc incontra Souad Abderrahim, la candidata di punta del partito islamico 25 ottobre 2011

La realtà è che la Tunisia è un Paese con un’identità fortemente laica, ma è altrettanto vero che dalla caduta di Ben Ali e da quando la costituzione è stata annullata i tunisini praticanti hanno acquistato qui maggior spazio e visibilità.

Ennahda è senza dubbio il loro simbolo, anche se la loro candidata di punta, capolista nella circoscrizione elettorale Tunis 2 (forse la circoscrizione più importante) il velo non lo indossa e ha tutto il piglio della leader glamour che tanto piace all’Occidente. Tailleur blu, occhiali da sole e sorriso rivolto agli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche. Davanti alla sede del partito, nel quartiere di Montplaisir, preso d’assalto dalla stampa nazionale e internazionale, lei offre interviste e sorrisi.

Sembra a suo agio; si vede che negli ultimi giorni della campagna elettorale ha fatto un buon allenamento, parlando con la gente, mostrandosi ai media e arringando la folla accorsa all’ultimo comizio nello stadio di Ben Arus, zona popolare di Tunisi dove sono accorse centinaia di donne, velate e non, ad applaudirla. Souad risponde sintetica a domande che poi puntano sempre alla stessa questione: quale sarà il ruolo della donna nel caso della vittoria di Ennahda? Vittoria ormai certa, con l’unica incognita dello scarto sugli altri partiti. E anche la risposta è sempre la stessa: “noi puntiamo alla libertà di ogni donna. Il velo è una scelta religiosa e personale”.

“Ennahda è un partito moderno – prosegue – che fa riferimento ai valori migliori dell’islam per applicarli alla vita di ogni giorno. La gente non dovrebbe avere paura di noi perché nel nostro partito ci sono degli esponenti validi pronti a lavorare per tutti i tunisini”.

Lei, con i suoi capelli rossi mostrati senza pudore, potrebbe avere un ruolo nel governo di prossima formazione, ma è ancora presto per dirlo. Quel che è certo, dice, “è che se il partito mi riterrà degna io accetterò il posto che mi verrà riservato. Se la coalizione governativa me lo chiederà e se i risultati politici me lo consentiranno, perché no? In caso contrario, i risultati di questi giorni dipingono comunque un momento storico nel nostro Paese”.

Nel futuro del partito della Rinascita, come di tutti gli altri partiti che hanno partecipato alla competizione di domenica si profila un’alleanza fra le parti; fondamentale in questa fase.

Per Souad, infatti, “il primo obiettivo dopo i risultati elettorali sarà una coalizione di governo che unisca tutti i partiti, perché il partito unico è tipico delle dittature”.

La capolista di Ennahda non si sbilancia sulle possibili alleanze: “non sappiamo ancora quali saranno i partiti con cui ci uniremo, ma è chiaro che ci sarà una coalizione e che la nostra assemblea costituente sarà un mosaico. Pur avendo avuto i risultati migliori noi rispetteremo gli altri partiti e ci aspettiamo che gli altri facciano la stessa cosa”.

Ma allora perché Ennahda fa così paura? Souad Abderrhaim lo spiega così: “La Tunisia viene da una dittatura, ma la gente ora deve capire che il nostro vuole essere il partito di tutti”.

E i timori per i possibili passi indietro in tema di diritti civili? “Noi non mettiamo in discussione lo stato delle donne, né il ruolo che hanno avuto nella rivoluzione. Le donne tunisine sono colte, brillanti, preparate; sono amiche degli uomini, e io stessa sono impegnata, come persona e non solo come politica, nella realizzazione di obiettivi femminili, accelerando il loro coinvolgimento nelle istituzioni, nella vita politica, in quella economica e in generale nella vita pubblica”.