“L’Islam, i baci e i giovani”
Gamal al Banna intervistato da Ernesto Pagano 31 marzo 2008

Il Cairo, Egitto
 
Gamal al Banna ci accoglie con un grande sorriso e dei cioccolatini, nel suo appartamento-biblioteca al primo piano di un palazzo di inizio secolo nel decadente quartiere di Abbasiya, al centro del Cairo. La porta rimane sempre aperta a causa del viavai di giornalisti che da alcuni giorni gli fanno visita per ottenere chiarimenti sull’ultimo polverone che ha sollevato. In un’intervista apparsa alcuni giorni fa su un noto quotidiano egiziano, Gamal al Banna faceva sapere che i baci e gli abbracci tra i giovani musulmani non sposati sono leciti e, anzi, auspicabili. L’affermazione ha scatenato immediatamente una raffica di accuse da parte degli ulema più in vista del paese: Al Banna, secondo lo shaykh Muhammad al Mahdi, membro dell’Accademia Superiore di Studi Islamici, favorirebbe la diffusione della prostituzione e della corruzione dei costumi tra i giovani musulmani. Concorda con lui il direttore del consiglio della stessa Accademia, Maher Haddad, il quale dichiara al Watani al Youm, quotidiano del PND (il partito del presidente MUbarak, ndr): “Questa è una delle ennesime fantasie di al Banna, il quale non ha nessun diritto per essere annoverato tra i pensatori islamici del paese”.

La prontezza con cui si invita a non dare credito all’energico intellettuale ottuagenario sta forse nel fatto che, partendo dai baci, al Banna tocca questioni sociali ben più profonde e sostanziali, legate non soltanto all’amore, ma anche all’aumento drammatico del costo della vita che sta mettendo in ginocchio la classe media egiziana. “Ci sono diverse prospettive da cui guardare la questione della libertà sessuale dei giovani musulmani”, ci spiega al Banna,“in primo luogo c’è la loro difficoltà a sposarsi, perché questo implica acquistare una casa e pagare una dote, cosa diventata impossibile per la maggior parte dei ragazzi in età da matrimonio. Allo stesso tempo non possiamo chiedere a giovani dai 17 ai 27 anni di astenersi da qualsiasi contatto con l’altro sesso solo perché non hanno i mezzi per sposarsi. Sarebbe una follia! Questi stessi giovani vanno a vendere se stessi in altri paesi per mettere insieme qualche soldo che non gli basterà comunque per sposarsi. Per questo non si possono condannare in base ai principi dell’Islam coloro a cui vengono negati quegli stessi principi. I rapporti prematrimoniali sono un fenomeno sociale che consiste nella reazione ad un sistema ingiusto”.

Poi commenta la reazione degli ulema alle sue affermazioni: “Quei ‘dotti’ dipingono il bacio come preambolo del sesso, eccetera, eccetera, e non ammettono che si incorra mai nel peccato, ma non è questa la visione autentica della nostra religione. La religione non è discesa sulla terra contro l’uomo, ma al suo fianco. Un errore si può rimediare con una buona azione, perché sbagliare e poi rimediare all’errore è nella natura dell’uomo. Questa è la logica dell’Islam, una logica positiva e vitale”. Poi aggiunge: “La vita degli uomini non è governata soltanto dalla religione. Ci sono numerosi ambiti in cui l’attività dell’uomo ne è assolutamente svincolata, come ad esempio nelle scienze, nelle arti e nella letteratura. E poi, non bisogna privare i giovani di un sentimento nobile e meraviglioso quale l’amore: non saranno certo i baci e le carezze a rovinarlo”. Fratello minore di Hassan al Banna (il fondatore della nota confraternita dei Fratelli Musulmani, nata negli anni ’20 del secolo scorso), Gamal al Banna, 86 anni, ha scosso già altre volte gli ambienti islamici conservatori con le sue idee spesso rivoluzionarie in materia di costumi sociali e posizioni politiche. Tempo addietro ha affermato che una donna, al pari dell’uomo, ha diritto ad assurgere al rango di Imam, cosa che in Egitto ha fatto scandalizzare le stesse donne.

Quando gli domandiamo di chiarirci la sua posizione a riguardo, al Banna dice: “In Egitto ci sono tante donne esperte d’Islam, spesso più competenti di tanti Imam. Perché mai non dovrebbero avere il diritto di ricoprire questo ruolo? Il Profeta ha detto chiaramente che la posizione di Imam, all’interno della comunità, è legata alla sua maggiore conoscenza del Corano e non certo all’essere maschio o femmina. Tuttavia, la prima donna musulmana divenuta Imam, non lo è diventata in Egitto ma negli Stati Uniti. Attualmente nel nostro paese non è possibile fare un simile passo. Avevo proposto tempo addietro a delle donne, docenti universitarie in Studi Islamici, di diventare Imam, ma si sono rifiutate. Avevano troppa paura dell’opinione della gente, troppa paura di affrontare un pubblico”. A questo punto ci domandiamo cosa pensava Hassan el Banna, il Fratello Musulmano, di suo fratello minore, il laico. C’erano delle dispute, degli scontri tra di loro? Gamal al Banna si limita a dire: “Spesso esprimevo le mie critiche a Hassan al Banna. Lui mi guardava e mi sorrideva. Non rifiutava né accettava quello che dicevo. C’erano delle convergenze tra di noi rispetto a diverse questioni, ma lui, in quanto personaggio pubblico con un seguito di centinaia di migliaia di persone, non poteva sempre esprimersi liberamente. Inoltre nel ’46 fondai il Partito Nazionale dell’Azione Sociale, ma la cosa non causò divergenze tra me e lui, perché all’epoca tutti i movimenti egiziani trovavano una causa comune nell’obiettivo di liberarsi dallo stato d’occupazione e assoggettamento sotto il quale eravamo stati costretti a vivere a partire dallo sbarco di Napoleone in Egitto. E poi la società di allora non era dominata da tutto l’estremismo religioso cui siamo abituati adesso”.

Quanto ai Fratelli Musulmani di oggi, “sono la migliore associazione islamica del paese” spiega al Banna, “ma restano comunque incapaci di conciliare l’Islam con la modernità a causa della loro visione letteralista della religione. Dopo Hassan al Banna, i Fratelli hanno subìto un processo di arretramento e irrigidimento intellettuale che li ha portati più indietro dello stesso fondatore. Ciò naturalmente ha ragioni precise che partono dai contrasti con Abd el Nasser e le torture subite nelle prigioni del suo regime, che aprì la strada ad un clima di violenza e terrore. Dopo la guerra del ‘73 abbiamo poi assistito all’ascesa dell’Arabia Saudita al ruolo di potenza egemone nel mondo arabo. Potenza in grado di costruire moschee ovunque, stampare libri, finanziare movimenti e fare la sua propaganda ideologica. Questo, insieme alla rivoluzione islamica di Khomeini, ha influenzato fortemente la posizione dei Fratelli Musulmani”. Quando gli domandiamo se in questo processo di irrigidimento anche l’Occidente stia giocando un ruolo, risponde: “In passato, quando non c’erano né aerei né internet, il mediterraneo era percorso da un flusso enorme di comunicazioni. Adesso esiste un’influenza reciproca, ma, alla luce di quanto sta accadendo, direi che non si tratta di scambi positivi e genuini”. Quanta influenza hanno le sue idee sulla società egiziana? “Impossibile dirlo, ma è certo che molti egiziani si ritrovano in quello che dico. Il popolo egiziano avrebbe bisogno di un sussulto.”