XI giornata del dialogo cristiano-islamico: il riconoscimento come base del dialogo
Sara Colantonio 29 ottobre 2012

“Ripetere ogni anno questa giornata è un valore, un appuntamento decisivo per una tematica di fondamentale importanza non solo per gli addetti ai lavori, ma per la nostra vita nazionale”. Il Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi introduce così l’undicesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico svoltasi a Roma il 24 ottobre 2012 presso la Sala Polifunzionale di via Santa Maria in Via, promossa dalla rivista Confronti. “Questa giornata ci porta a riflettere sulla laicità, termine tipico della cultura giuridica, ma anche religiosa e costituzionale del nostro mondo latino”. Il Ministro osserva come si sia iniziato a parlare di laicità in modo nuovo proprio con la presenza dell’Islam in Italia, che ha fatto capire come si dovesse tornare a riflettere sul tema e su una rivisitazione della Costituzione. La frequenza delle occasioni di incontro e dialogo ed anche il lavoro zelante dei rappresentanti religiosi e politici ci stanno orientando in questi anni a capire quali sono le regole e i profili della laicità italiana ed anche a scrivere una nuova pagina di questa storia. “L’Islam come il Cristianesimo” – continua Riccardi – “in diverse prospettive e contraddizioni, siano entrambi portatori di un messaggio che educhi all’arte del vivere insieme, ma è nella missione dello Stato far sì che questo possa essere attuato formulando un quadro di regole”.

Anche il Prefetto Sandra Sarti, Direttore Centrale per gli Affari dei Culti del Ministero degli Interni, richiama la Costituzione e la sua declinazione dell’uguaglianza sostanziale delle religioni. “La religione, poiché innata nella natura dell’uomo è un diritto inviolabile ed inalienabile e la nostra carta costituzionale dedica a questa libertà ben cinque articoli. Il mio Dipartimento all’inizio del 2011 ha condotto uno studio sullo sviluppo dei diversi enti di culto ed è risultato che sul territorio italiano se ne possono contare circa 3200, comprensivi delle associazioni sul campo, di quelle riconosciute o quelle con cui è stata sancita un’Intesa. Lo Stato Italiano, nel momento in cui una religione si costituisce come personalità giuridica – quindi attiva tutte quelle procedure per il riconoscimento – favorisce in egual modo la concretizzazione delle esigenze delle diverse realtà religiose presenti sul nostro territorio, con pari grado di garanzia e protezione.” E qui – continua il Prefetto – “c’è il problema sostanziale con l’Islam, ovvero un’impossibilità di riconoscimento della personalità giuridica da parte dello Stato per l’assenza di una struttura dell’ente religioso o di un legale rappresentante a cui fare riferimento per poter applicare le norme che attualmente vigono e che si applicano a tutte le altre confessioni”.

Un’assenza che i rappresentanti dell’Islam intervenuti alla Giornata ecumenica riconoscono. Izzedin Elzir, Presidente dell’Ucoii, associandosi anche alle precedenti parole di Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, afferma infatti: “non possiamo essere ambigui, ma dobbiamo dare il nostro contributo positivo a tutti quelli che stanno aspettando da noi chiarezza, soprattutto sulle nostre responsabilità. Abbiamo diverse nazionalità di provenienza e questo porta a statuti diversi tra le varie associazioni. Possiamo usufruire della libertà religiosa grazie alla Costituzione Italiana, ma è una libertà limitata, poiché non beneficiando di diritti sanciti da un riconoscimento, spesso ci vediamo impedita, ad esempio, l’apertura di una sala di preghiera in base a criteri di ideologie politiche locali”. Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis aggiunge “il periodo di transizione che sta vivendo il rapporto dei musulmani con i cristiani in Italia e con la laicità dello Stato si potrà auspicabilmente concludere con un nuovo ciclo positivo se le politiche di governo e dei vari rappresentanti religiosi sapranno interagire orientando insieme la più saggia interpretazione di laicità, libertà di culto e di rispetto del pluralismo religioso. Compito delle comunità musulmane è senza dubbio allontanare l’esclusivismo dei fondamentalismi e radicalismi che fomentano disordine ed impongono il loro formalismo”.

Nel corso dei loro interventi Monsignor Gino Battaglia, Direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Cei e Don Vittorio Ianari, Responsabile del dialogo cristiano islamico per la Comunità di Sant’Egidio, hanno sottolineato come le occasioni di dialogo, soprattutto pubblico, siano le occasioni migliori per superare i pregiudizi ed il sospetto ancora troppo presenti in Italia, specialmente in questo momento storico dove si ha bisogno in modo concreto dell’Altro.

Tira le somme il professor Paolo Naso, Coordinatore della Commissione studi della Fcei, concludendo che si è tanto più laici quanto più spazio si concede alle confessioni religiose. “Le religioni” – continua – “possono essere un patrimonio, ma occorre che si attivino alcune procedure: le religioni devono essere prima di tutto riconosciute, attestando quindi la loro esistenza; dopodiché le religioni si concepiscano come attori di dialogo tra di loro e poi con le istituzioni, con l’obbligo, però, di ancorare tutte le loro attività ai principi costituzionali. Tante delle criticità che oggi esistono potrebbero, attraverso questi procedimenti, superarsi”. Conclude associandosi all’auspicio già espresso durante la Giornata da Anna Nardini, Coordinatore Ufficio studi e rapporti istituzionali della Presidenza del Consiglio, per una legge sulla libertà religiosa in tempi brevi, processo non difficile essendoci già solide basi.