Il mandarino alla conquista del mondo
Alessandro Lanni 21 dicembre 2006

Il cinese mandarino è uno degli strumenti con cui da qualche anno la grande potenza orientale sta provando a conquistare l’Occidente. Una lingua ufficiale che, secondo un sondaggio del 2004 realizzato dal Comitato nazionale per la lingua cinese, è parlata dal 53 per cento della popolazione entro i confini della Repubblica popolare ma che è al tempo stesso l’idioma più diffuso al mondo, superando l’inglese con ben 500 milioni in più di parlanti. Da una lunga inchiesta di Wired emerge che proprio la strategia del governo di Pechino è di diffondere il più possibile la propria lingua così difficile per conquistarsi più facilmente uno spazio al sole in Occidente. I mercati più caldi sono, per ora, la Thailandia e la Corea del Sud, dove entro il 2007 tutte le scuole elementari e medie garantiranno l’insegnamento del cinese. Ma intanto anche in Europa, in particolare in Francia e Germania, il cinese si va diffondendo.

Malgrado i vincoli posti dal governo sull’uso della Rete, è anche la seconda lingua più usata in patria. Il governo di Pechino punta a renderla indispensabile per gli anglofoni (e non solo). Secondo le stime del Dipartimento nazionale per l’Insegnamento del Cinese come Lingua straniera, attualmente 30 milioni di persone in tutto il mondo starebbero studiando il cinese come seconda lingua. Con questa strategia di espansione, Pechino non sta facendo nulla di diverso da quel che a loro tempo hanno fatto inglesi, americani o francesi: sta inviando emissari all’estero per diffondere la propria lingua e la propria cultura. Del resto non è la prima volta che i cinesi tentano di promuovere la loro lingua madre: nel XVII e XVIII secolo, infatti, la Cina imperialista ha esportato molti dei suoi idiomi in gran parte dell’Asia sud orientale. Questa campagna di diffusione nel nostro secolo, però, ha una portata più globale, come giustamente si addice a una superpotenza mondiale emergente.

“È l’equivalente linguistico del mandare un uomo sulla Luna”, ha detto Oded Shenkar, professore della Ohio State University e autore del saggio The Chinese Century. I burocrati cinesi hanno preso molto sul serio questa missione di evangelizzazione. E, come ha detto Zhang Xinsheng, viceministro dell’Istruzione cinese, “la Cina, in quanto terra madre di questa lingua, vuole assumersi la responsabilità di promuoverla e di aiutare le altre nazioni ad apprenderla meglio e più velocemente”. A buon intenditor poche parole.