Il successo dei media etnici
Alen Custovic 16 marzo 2010

La periodicità media è mensile, con 20 pagine e 10mila copie di tiratura: nel complesso un mercato nazionale che vale 8 milioni di euro. Ma cosa rappresentano i media etnici? Sono un vasto aggregato informativo, giornali spesso scritti in lingua d’origine – anche perché molti immigrati, soprattutto di recente ingresso in Italia, non leggono in italiano – a tiratura locale o nazionale, che raccontano l’immigrazione rivolgendosi al target di lettori dei “nuovi italiani”, che rappresentano attualmente circa 7 cittadini su 100. Sempre più sono anche i casi di testate online.

Un esempio radicato è il portale www.stranieriinitalia.it. Nato nel 2001, oggi conta oltre 400mila visitatori al mese. L’omonima società ha creato redazioni e 16 testate in lingua straniera, con una tiratura mensile di 320mila copie; soprattutto free press, ma ci sono anche giornali venduti in edicola. Alcuni esempi di prodotti editoriali: “Gazeta Romaneasca”, realizzato in rumeno con tiratura media di 10.000 copie settimanali; “Nasz Swiat” e “Bota Shqiptare”, quindicinali in lingua polacca e albanese, nelle edicole rispettivamente con 8.000 e 14.000 copie al mese. Secondo Gianluca Luciano, amministratore del gruppo Stranieri in Italia, “purtroppo in questo periodo ci sono diverse realtà editoriali che chiudono in negativo, noi siamo tra i pochi che possono dire di aver aperto nuove testate, nel nostro caso bengalese, e continuiamo la sfida dell’informazione multiculturale”.

Uno dei progetti a tiratura nazionale più interessanti era il settimanale cartaceo Metropoli, redatto in italiano, edito con la Repubblica e venduto in edicola, perché incarnava una delle prime realizzazioni efficaci di informazione multiculturale. Dopo la nascita della testata nel 2006, e periodi di punta in cui la tiratura raggiungeva le 300mila copie a uscita, dopo la scorsa estate il gruppo editoriale ha deciso di terminare l’esperienza, direzionando parte delle notizie a carattere multiculturale del Metropoli sulle edizioni cittadine del quotidiano nazionale.
Significativo è il caso del bimestrale “Altri-Others”. Sono interessanti anche i casi di fusione di contenuti stranieri e format italiani. Uno dei primi esempi è del 2002, si tratta dello “Speciale Mondinsieme. Per partecipaRe la città”, abbinato a “La Gazzetta di Reggio Emilia”; ma ci sono anche le bresciane Rtb International con il suo Tg Multiculturale e Radio onda d’urto, che nel palinsesto conta 6 trasmissioni bilingue con tematiche destinate a rom, arabi, cingalesi, senegalesi, africani e sudamericani.

La tematica ha attratto però anche gli interessi di grandi gruppi come Sky, che all’informazione interculturale dedica un canale apposito. In altri termini, gli immigrati in Italia sono sempre più protagonisti delle notizie che si leggono sui giornali. Ma c’è di più. Gli immigrati sono anche quelli che sempre più creano, spesso tra molte difficoltà, nuove realtà di informazione. Infatti, ci sono sempre più giornali a diffusione locale, autofinanziati, realizzati da volontari, sponsorizzati da piccoli inserzionisti rappresentati da commercianti stranieri oppure sovvenzionati da istituzioni pubbliche. Il fenomeno dell’informazione migrante è però prima di tutto economico, confortato dagli introiti pubblicitari, perché in questo modo le aziende riescono ad accogliere i “nuovi consumatori”, perché accanto alle news, dall’Italia e dal Paese d’origine, il consumatore-lettore trova prodotti sempre più ideati su misura. In questo senso, tra media etnici e tradizionali non c’è molta differenza.