Il Mediterraneo, una “terra” mediatica
Emmanuel Hoog 9 settembre 2008

Come scrisse Fernand Braudel, il Mediterraneo “non è un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non è un mare, ma una successione di mari. Non è una civiltà, ma diverse civiltà sovrapposte." Oggi, con circa 460 milioni di abitanti, 150 milioni di internauti e più di 600 canali televisivi, è sulle onde, sugli schermi e sulla rete che il Mediterraneo scriverà la nuova pagina della sua storia. Nel momento in cui i capi di Stato europei e mediterranei intendono dare nuovo slancio alla relazione secolare fra i paesi del nord e del sud del Mediterraneo, le sfide sono numerose: sicurezza, sviluppo sostenibile, educazione, questioni energetiche ed alimentari. Questa grande impresa dovrà basarsi sulla tradizione di scambi su cui lo spazio mediterraneo si è costituito.

Nella sua visita ufficiale in Algeria, nel dicembre 2007, il Presidente della Repubblica francese ha dichiarato: "Il Mediterraneo potrà collocarsi all’avanguardia della civiltà mondiale solo se saprà far incontrare gli uomini e le idee." Sostenere questa ambizione oggi è impensabile senza iscrivere la società dell’informazione – media, audiovisivo, tecnologie digitali – nel cuore della riflessione e dell’azione che saranno condotte domani. Dal 1995, la conferenza di Barcellona ha sottolineato la necessità di un "rafforzamento del ruolo dei media nello sviluppo del dialogo interculturale". La radio, la televisione ed internet sono depositari dei valori di cui il Mediterraneo è crogiolo da più di tremila anni. Come possiamo non essere convinti del ruolo che i media svolgono nella lotta contro tutte le forme di oscurantismo o d’integralismo e nella promozione delle libertà di credo, di informazione e di espressione?

Le immagini sono la nostra lingua comune. E’ urgente iscriverle in una politica comune che ne promuova, in tutta la regione, la produzione, la diffusione e la circolazione. Attraversati ancora ieri da profonde disparità, i vari scenari audiovisivi mediterranei si confrontano oggi con sfide simili e convergenti: l’arrivo di Internet e della televisione digitale terrestre, la sensazionale esplosione delle telecomunicazioni, la fine dei monopoli pubblici, la concorrenza fra settore pubblico e privato, ma anche fra televisioni nazionali ed internazionali, il crescente bisogno di una regolamentazione del settore. Giovane, frammentato e complesso, l’audiovisivo mediterraneo è un mercato del futuro, che dispone di risorse produttive importanti al servizio di un pubblico vasto e vincolato. L’estrema diversità degli attori (istituzionali, pubblici e soprattutto privati), delle reti (hertziane, satellitari, digitali), delle sfide (politiche, economiche, culturali, finanziarie) impone l’avvio di una dinamica che solo l’Unione per il Mediterraneo potrà federare ed incarnare. Non è ora che il genio mediterraneo si incarni in progetti che saranno, domani, le Sette Meraviglie del mondo audiovisivo e digitale?

Proviamo a fare un elenco. Innanzitutto le infrastrutture, con lo sviluppo della fibra ottica e l’accesso alla banda larga, per poter sempre più condividere informazioni ed opere. Poi, la memoria, con la messa on line di un grande sito a base di materiali d’archivio per presentare sulla rete l’insieme del patrimonio audiovisivo mediterraneo digitalizzato. La formazione, con l’apertura di un’università mediterranea dei mestieri del suono e dell’immagine. La creazione, con la definizione di regole comuni che garantiscano uno statuto agli artisti, la protezione delle loro opere dalla pirateria, il rispetto dei loro diritti di autore e della loro libertà di espressione. La diffusione, con la costituzione di una banca di scambio di programmi che consentirebbe un’ampia circolazione dei talenti e delle opere e – perché no – la creazione di un canale “Arte” del Mediterraneo. Infine, la produzione, con la generalizzazione degli accordi di produzione e la speranza, soprattutto, di assistere un giorno alla nascita di una fiction popolare seguita quotidianamente da milioni di donne e di uomini delle due rive.

Alla varietà dei paesaggi, dei mari e delle civiltà cara a Braudel, si aggiunge oggi la diversità delle opere, delle creazioni e dei talenti che si esprimono sui nostri schermi e che contribuiranno, domani, a fare del Mediterraneo una terra di media, aperta al proprio tempo e all’avvenire. Non è, anche in questo, che il progetto della futura Unione per il Mediterraneo trova tutto il suo senso?

Emmanuel Hoog è presidente-Direttore Generale dell’INA (Istituto Nazionale dell’Audiovisivo francese), Presidente della COPEAM (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo).