Questo articolo è uscito il 22 ottobre 2009 su Il Riformista
“Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall’esilio…Irresistibile è il mio fascino perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa”. Esce oggi in Italia “Il ritorno di Lilith” (edizioni Asino d’Oro, traduzione di Oriana Capezio), l’opera integrale della poetessa libanese Joumana Haddad fondatrice della rivista trimestrale Jasad (che in arabo significa corpo). Spesso raffigurata come un demone femminile nella religione mesopotamica o come una civetta che lancia il suo urlo nella cosiddetta Bibbia di Re Giacomo I d’Inghilterra, Lilith per la Cabala è la prima donna di Abramo, “un personaggio forte e libero che a un certo punto decide di abbandonare il Paradiso perché non voleva più obbedire all’uomo”, spiega la Haddad: “È un libro di poesia e attraverso la figura mitologica di Lilith ho voluto raccontare la mia storia di donna”.
Lilith e Eva sono due donne molte diverse. Lilith rappresenta la libertà e la disobbedienza all’uomo, Eva nasce dalla costola di Adamo per garantirgli la sudditanza. Lei spesso si identifica con la prima. Quali sono gli ostacoli che una Lilith contemporanea deve superare?
Bisogna innanzitutto assumersi la responsabilità di essere diversa dagli altri e quindi accettare l’idea di non far parte di un gruppo. So bene che l’appartenenza a un clan dà un senso di sicurezza ma io preferisco gestire la mia individualità, lavorare per cercare una mia identità. Non nascondo che si paga un prezzo molto alto quando si decide di essere fuori dal coro: non far parte del mainstream implica che devi saper guardare l’altro negli occhi, che sia un uomo o una donna non importa, e soprattutto essere all’altezza delle tue scelte. Devi anche essere consapevole che andrai incontro a sguardi a volte discriminatori, a volte accondiscendenti o anche odiosi ma se si vuole proseguire su questo percorso mai perdere la forza e lavorare ogni mattina per rigenerare l’energia che ti serve per affrontare la giornata. La gestione della fragilità è un punto importante, a volte abbiamo il diritto di essere fragili ma non bisogna permettere alla vulnerabilità di diventare un ostacolo al proprio percorso personale.
Il suo libro esce in un momento particolare in Italia in cui molte donne stanno ricominciando ad interrogarsi sulla propria identità.
Si conosco bene il dibattito che si è aperto in Italia su questo tema. Penso che non solo le donne arabe abbiano bisogno della figura di Lilith ma anche all’Occidente, dunque anche all’Italia, può servire come spunto di riflessione. Il personaggio di Lilith è senza dubbio affascinante nella rappresentazione della donna libera e motivo di riflessione. Ma, che questo sia chiaro, non ho voluto trasformare Lilith nel simbolo delle lotte femministe o neo femministe perché sono convinta che il femminismo abbia fatto del bene ma anche commesso degli errori tanto in Occidente quanto in Oriente.
In Iran o Afghanistan ma anche nei paesi arabi, nonostante i divieti e le umiliazioni, ci sono sempre più donne, giovani e non, che lottano in prima fila per la rivendicazione non solo dei propri diritti ma anche di quelli degli uomini. In Occidente queste figure hanno difficoltà ad emergere al grande pubblico. Come spiega questa differenza?
La mia opinione è che quello sta ora succedendo in Occidente è molto simile a quello che da alcuni anni si sta verificando nel mio Paese, in Libano. Da noi la gran parte delle donne ha una maggiore libertà di movimento rispetto alle altre donne del mondo arabo. Il problema è che queste donne purtroppo si accontentano di piccole vittorie superficiali, portare la minigonna piuttosto che ricorrere al silicone, non per niente il Libano viene chiamato anche la Repubblica del silicone. Quello che dico io è che questa non è la vera emancipazione della donna; anche nelle donne occidentali vive questa illusione di libertà che, però, non fa altro che distrarle dagli obiettivi più seri e utili, ad esempio dalla battaglia sulle leggi sulla parità tra i due sessi. Non ci dobbiamo far distrarre dalle piccolezze, la strada è lunga e faticosa, e dobbiamo armarci di forza e pazienza per capire quali siano in veri bisogni e non accontentarci delle vittorie di Pirro.
Secondo lei una donna come Lilith spaventa più gli uomini o le donne?
Alcune volte entrambi, dipende da diversi fattori. Tante donne mi ringraziano perché si sono ritrovate in questo personaggio. Ci sono anche degli uomini che vogliono delle compagne come Lilith e che non sono attratti dalle donne come Eva. Ma è inutile nascondere che esistono uomini che hanno paura delle donne forti e donne che non hanno il coraggio di tirar fuori alcuni aspetti della propria natura. Sono, però convinta che tutte quante le donne siano custodi del potenziale per diventare della moderne Lilith.
Lei ha fondato la rivista trimestrale Jasad. Quali temi trattate?
Jasad è nata un anno fa. Siamo al quinto numero ed è una rivista che si occupa di arte e di letteratura del corpo (un genere che ad esempio in Italia non esiste) e si rivolge alle donne ma anche agli uomini. Con Jasad vorremmo contribuire ad una riflessione sul corpo e i suoi tabù nel mondo arabo, e ampliare un dialogo su questi temi che tocchi non solo gli aspetti erotici ma anche e soprattutto i risvolti sociali e psicologici.