Donne, religioni e cittadinanza. A Roma un convegno per l’Italia del pluralismo
Sara Colantonio 12 giugno 2013

È giunto alla terza edizione il convegno “Donne e Religioni Monoteiste” svoltosi presso Palazzo Marini a Roma, promosso dall’associazione culturale Sound’s Good con il patrocinio del Master in Religioni e Mediazione Culturale de La Sapienza, della Casa Internazionale delle Donne, della Fondazione Nilde Iotti e di Ucei, Adei-Wizo, Coreis e dell’ITT Colombo. Il focus di quest’anno è sui giovani, sulla loro educazione e crescita culturale dall’infanzia alla maggiore età, attraverso un confronto tra teologia, laicità ed istituzioni.

Nelle famiglie musulmane ed ebraiche ad esempio, si è evidenziato come l’educazione sia soprattutto di competenza della donna: essa non solo provvede alla formazione sociale del bambino, ma diventa anello di trasmissione dei valori e delle tradizioni della famiglia, come ben ricordato da Paola Sonnino della Adei e da Ileana Bahbout del Dipartimento Educazione e Cultura della Ucei. Va da sé che la loro istruzione diventa quindi di fondamentale importanza. Habeeb Al Sadr, ambasciatore della Repubblica d’Iraq presso la Santa Sede e la dottoressa Paola Franci della Comunità Baha’i convergono, nei loro interventi, sullo stesso pensiero: curare la formazione scientifica e intellettuale della donna equivale a formare un popolo intero.

Ma qual è il ruolo delle istituzioni e della scuola in una corretta gestione di una società plurale, multiculturale e multireligiosa? Il Ministero dell’Interno, attraverso il Dipartimento delle Politiche dei Culti e Relazioni esterne, attiva negli anni ’90 l’Osservatorio delle Politiche Religiose. Come spiega il viceprefetto Marina Nelli, esso nasce come strumento conoscitivo per verificare quali siano le realtà presenti sul nostro territorio, in modo da avere un utile censimento per individuare e comprendere l’eterogeneità delle diverse confessioni religiose. L’Osservatorio si pone, inoltre, come interlocutore istituzionale per i rappresentanti religiosi, accogliendo le loro problematiche e proposte e costituendosi come luogo di incontro tra le varie confessioni, anche grazie a progetti di dialogo interreligioso. Questi dati raccolti possono e devono essere strumenti anche degli attori politici italiani che hanno la possibilità, attraverso proposte di legge, di favorire l’integrazione delle diverse culture e religioni.

È di questa opinione Khalid Chaouki, deputato del Parlamento Italiano, cosciente dell’urgenza di un riconoscimento della realtà multiculturale italiana, anche e soprattutto attraverso la questione della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. “Religioni, donne e giovani” – spiega – “possono favorire un cambiamento positivo in una società, come quella italiana, dove i temi della multiculturalità e multireligiosità vengono troppo spesso associati solo al conflitto. Bisogna far emergere le buone pratiche che già ci sono per sostenere un percorso, ormai inderogabile, di riconoscimento della pluralità; le nuove generazioni italiane” – aggiunge – “stanno già vivendo questa dimensione plurale senza tanti pregiudizi o stereotipi: siamo noi adulti, con la scuola e con le istituzioni, che dobbiamo accompagnare questo nuovo seme di pluralismo per una nuova società italiana in cui ci si possa immaginare tutti con pari dignità”.

Riconoscendo come l’Italia sia ormai di fatto una realtà multireligiosa per il numero di immigrati presenti sul territorio, Ileana Piazzoni, anche lei deputata, sposta il discorso sull’urgenza di un’educazione scolastica plurale delle religioni, in cui le diverse appartenenze confessionali siano comprese culturalmente e oggetto di crescita intellettuale e sociale e non motivo di conflitto. Anche le stesse istituzioni devono essere preparate e formate perché solo così potranno legiferare con criterio e sensibilità. “Lo Stato” – aggiunge – “deve portare avanti un modello di valori come tolleranza e libertà di religione e principi come laicità e uguaglianza, oggi trascurate nell’impegno attivo e quotidiano”. La dottoressa Angela Bernardo, rappresentante del Master in Religioni e Mediazione Culturale de La Sapienza, propone di formare mediatori culturali che abbiano un valore aggiunto: da meri interpreti di una lingua poco comune o sconosciuta ai molti, trasformarli in agenti consapevoli, con un bagaglio di esperienza e competenza che abbracci settori molteplici e saperi ad ampio spettro, in modo che tutti diventino soggetti in grado di leggere fenomeni complessi con spirito critico e costruttivo.

Il convegno ha mostrato come, sia nel campo dei rappresentanti religiosi, che in quello delle istituzioni e degli organi di formazione scolastica di ogni grado, ci siano soggetti attivi e ben predisposti a lavorare insieme sul tema di una ridefinizione sociale che valuti ed organizzi con senso di responsabilità la manifesta realtà multiculturale e multireligiosa italiana.

La promotrice dell’incontro, la dottoressa Marisa Patulli Trythall, ha voluto quest’anno arricchire il convegno con le testimonianze di esperienze dirette di alcune persone impegnate, in diversi settori, nel dialogo e su tematiche riguardanti la donna e la religione: la signora Silvana Cagli Ajò, della Comunità Ebraica di Roma; Mustafa Cenap Aydin, fondatore dell’Istituto Tevere di Roma, impegnato nel dialogo interculturale e interreligioso dal 2007; la dottoressa Roberta Cacalloro, della Polizia di Stato, Questura di Roma, dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, la quale ha parlato dell’attività nelle scuole per la prevenzione al bullismo e per la sensibilizzazione sul tema della violenza; l’Imam Mansur Abd al-Hayy Baudo; Leila Karami, iraniana, dottore di ricerca in Civiltà Islamica; Faridah Peruzzi del comitato Affari Giuridici della Coreis; il Reverendo Vincenzo Poggi del Pontificio Istituto Orientale; Valentina Colombo, dell’Università Europea di Roma; Rav Benedetto Carucci Viterbi, Comunità Ebraica di Roma; la professoressa Maria Giovanna Biga, sociologa della Religione; Francesca Koch, presidente della Casa Internazionale delle Donne; la dottoressa turca Aise Ozkan Kilic; Veronica Lelario, assistente di polizia. In un video-messaggio la testimonianza del reverendo Zuhir Nasser, sacerdote iracheno.