apostasia
  • Avishai Margalit, filosofo israeliano 1 settembre 2011
    La domanda filosofica “Chi è un ebreo?” è qui affrontata attraverso il caso di Fratello Daniel, un sionista cristiano, che riuscì a creare scompiglio aprendo la questione del rapporto tra apostasia e fedeltà. In occasione degli Istanbul Seminars, il filosofo israeliano Avishai Margalit ne parla a ResetDoc.
  • Fred Dallmayr, University of Notre Dame 13 giugno 2011
    «La mia tesi di fondo riguardo al Corano è che, per comprendere il pensiero islamico, occorre riconsiderare la dimensione umana del Corano. Ancorare il Corano alla storia non significa che le origini del Corano siano [esclusivamente] umane. Credo che il Corano sia un testo divino, rivelato da Dio al Profeta Maometto attraverso la mediazione dell’arcangelo Gabriele. Quella rivelazione, però, ha avuto luogo attraverso l’uso del linguaggio, di una lingua (l’arabo) radicata in un contesto storico. Il Corano si rivolgeva agli arabi che vivevano nel VII secolo, tenendo conto della realtà sociale di quel determinato popolo che al tempo viveva nella Penisola araba. Altrimenti, come avrebbero potuto costoro capire la rivelazione?»Nasr Hamid Abu Zayd
  • Il filosofo israeliano Avishai Margalit intervistato da Nikolai Eberth 19 aprile 2010
    «Il problema principale dell’apostasia, per come la intendono le religioni abramitiche, va visto in termini di tradimento, di estrema slealtà verso l’autorità. Non è tanto un problema legato al non-credere. Essa mina soprattutto la struttura politica che organizza la religione – sostiene in una video-intervista a Resetdoc il filosofo israeliano Avishai Margalit, George F. Kennan Professor all’Institute for Advanced Study di Princeton – Ma è un paradosso condiviso da tutte e tre le religioni che i loro fondatori (Abramo, Gesù e Maometto) con la nuova fede si siano tutti rivoltati contro i propri genitori, la propria famiglia e la propria tribù».
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