«L’Ue intera deve prendersi le sue responsabilità»
Christopher Hein (direttore del Cir) intervistato da Ilaria Romano 16 March 2011

Che numeri abbiamo sui recentissimi flussi migratori?

I numeri dicono che dalla Tunisia sono arrivate poco più di settemila persone, dal 15 gennaio in poi, quindi francamente non è un’emergenza biblica. Certo è stato uno stress per Lampedusa, ma il Governo ha attivato, come anche da noi richiesto, una rete di trasporto aereo e marittimo che tutto sommato ha funzionato bene, e quindi ha potuto abbassare la pressione sull’isola.
Questo non vuol dire che non ci potrebbero essere arrivi più numerosi, specie dalla Libia. Ma non me lo aspetto né oggi né domani perché in queste situazioni c’è sempre un intervallo di tempo che deve trascorrere.

Finora quante persone si sono mosse dalla Libia?

Non più di 230 mila, e comunque la maggior parte non sono cittadini libici ma di altre provenienze; e sono andati in Tunisia. Come avviene in tutto il mondo, in situazioni critiche il primo flusso è sempre quello via terra, dove possibile. Gli spostamenti via mare sono successivi, e avvengono in una dimensione di molto inferiore. Quindi è giusto prepararsi, ma senza grandi angosce. Semplicemente capire dal punto di vista strutturale dove accogliere le persone, e da quello giuridico quale status avranno. E poi bisogna dare un segnale chiaro sul fatto che per il momento nessuno sarà respinto, nemmeno i migranti di Tunisia ed Egitto che arrivano per motivi economici. Perché in questo momento per la Tunisia sarebbe un ulteriore grave problema che verrebbe a sommarsi alle difficoltà economiche, alla disoccupazione e alla gestione già difficile dei nuovi profughi.

L’Italia ha invocato l’aiuto dell’Europa, mentre da più parti si chiede la revisione della Convenzione di Dublino in materia di richieste d’asilo: cosa dovrebbe fare l’Ue?

Intraprendere una politica saggia per abbassare la pressione migratoria, e facilitare un canale regolare di arrivi per motivi di lavoro, famiglia e studio. Il Consiglio Europeo dell’11 marzo scorso ha parlato esattamente di questo: uno scambio per i giovani che avrebbero così una prospettiva di futuro nel loro paese ma magari con una specializzazione conseguita in Europa. Ogni barca che arriva a Lampedusa non è un dramma, bisogna creare alternative nel paese di provenienza ma anche dare una scelta diversa ad un giovane che paga per imbarcarsi, rischia la vita e potrebbe anche essere respinto. L’altro fronte è quello dei rifugiati, provenienti in particolare dall’Africa sub sahariana, che in questo momento sono bloccati in Libia, e che ovviamente non possono rimpatriare. Una buona notizia è che dopo i 58 eritrei fatti evacuare l’8 marzo e portati a Crotone, altre 55 persone hanno potuto lasciare la Libia. Questa è la strada giusta e l’Italia l’ha intrapresa. Certo anche altri paesi dovrebbero fare la scelta di accogliere.

E’possibile fare un parallelo fra l’Italia e un altro paese europeo come la Germania, tradizionalmente a forte tasso di immigrazione?

Certo bisogna capire che la Libia non è la priorità per la Germania o la Francia, che non hanno gli stessi interessi economici che ha l’Italia, dalla fornitura del carburante agli investimenti economici. Le priorità della Germania sono da un’altra parte. Detto questo, la responsabilità non può essere solo italiana, deve essere europea. E ci vuole un investimento economico per la stabilizzazione di questi paesi. In Tunisia, ad esempio, 400 mila posti di lavoro sono legati al turismo, e ora il turismo è sceso a zero.

Come sta operando in questo momento il Consiglio Italiano Rifugiati in Libia?

Stiamo cercando di aggiustare il tiro e l’operatività giorno per giorno. In questo momento ciò che stiamo facendo è attivare e tenere vivi i canali che abbiamo sul posto, soprattutto attraverso il vescovato di Tripoli. Abbiamo contatti continui con le comunità eritrea e somala e i nostri operatori libici. Ma mi auguro che presto possa tornare in nel paese anche il nostro capo progetto. Per cominciare nuove attività da coordinare insieme alle altre organizzazioni non governative, anche italiane.

SUPPORT OUR WORK

 

Please consider giving a tax-free donation to Reset this year

Any amount will help show your support for our activities

In Europe and elsewhere
(Reset DOC)


In the US
(Reset Dialogues)


x