Tara Gandhi: “La risposta al terrore è il perdono”
Sara Colantonio 2 ottobre 2008

Il 2 ottobre, nel giorno della nascita di Gandhi, dichiarato dall’ONU Giornata Mondiale della Non violenza, è stata Tara Gandhi a parlare sul blog di Avoicomunicare.it, ideato dalla Telecom per promuovere l’incontro e il dialogo fra le culture. Tara Gandhi Bhattacharjee è la nipote del Mahatma, figlia dell’ultimogenito Devadas. Dopo una laurea in letteratura inglese a Delhi, consegue in Italia un diploma come progettista di interni, ma presto deciderà di riprendere e diffondere il messaggio del nonno. È vice presidente del Kasturba Gandhi National Memorial Trust, fondato nel 1945 da Gandhi stesso e intitolato a sua moglie Kasturba, per aiutare le donne e i bambini più poveri con scuole, laboratori artigianali, parchi giochi e organizzando corsi per infermieri.

“Parlando di Gandhi non si deve mai tralasciare di parlare di sua moglie. Lui stesso dice che ha imparato la lezione della non violenza da lei – ha ricordato in italiano Tara, che ha vissuto a lungo a Roma – Dobbiamo ricordare che questa donna non sapeva né leggere né scrivere, ma andava sempre avanti, era forte e lui ha notato che il potere di compassione, di perdono che era in lei si trova anche in ogni uomo, in ogni vita”. Non si sente la nipote del Mahatma Gandhi, ma la nipote di Mohandas Karamchand Gandhi. Afferma di aver capito Gandhi oggi, a quest’età, dopo tanti anni. L’idea che ha del nonno è basata sulle piccole cose che ha imparato stando vicino a lui e a sua nonna nei suoi primi 14 anni di vita, gli ultimi della vita di Gandhi. “Adesso che Mohandas Karamchand Gandhi è un Mahatma per tutto il mondo, adesso che appartiene a tutto il mondo, vedo che c’è un po’ di lui in ogni persona, lui che simboleggia amore, passione e compassione”.

Tara è anche promotrice nel mondo del progetto "Gandhi a Indore", che crea strutture di accoglienza e assistenza sanitaria e, senza distinzione di razza e di casta, dà la possibilità alle donne di ricevere una preparazione professionale, e ai bambini di accedere all’istruzione; lei stessa ha insegnato Hindi, la lingua nazionale indiana, ai bambini più poveri del Paese. “Se oggi posso cambiare me stessa, posso dire che sì, si può cambiare anche il mondo. C’è tanta paura al mondo, c’è una catena globale di paura, è una mancanza di fiducia nel prossimo. Ma noi dobbiamo bloccare questa violenza, perché il terrore non è la risposta al terrore, la risposta è il perdono. Oggi ci deve essere un cambiamento”. Tara Gandhi pensa che la libertà in India ora si chiami autocontrollo e che ogni cittadino, soprattutto in una democrazia, sia responsabile di tutto quello che succede: “Se c’è terrorismo dobbiamo chiedere a noi stessi la nostra personale responsabilità”. Ritiene, inoltre, che tutte le religioni abbiano princìpi di amore, compassione e comprensione, che non devono essere “tollerate” ma “rispettate”. Sono cose come l’ingiustizia a non dover essere tollerate.

Tara Gandhi ha ripreso e diffuso la filosofia dell’Arcolaio, diventato simbolo dell”Indipendenza del suo Paese, strumento con il quale veniva intrecciato a mano il tessuto indiano chiamato khadi. “L’arcolaio è la bomba atomica della non violenza, Gandhi ha fatto rinascere questa tradizione, quella di filare il cotone con le mani. E ne ha fatto un simbolo, quello dell’autosufficienza. Riguardo alla nostra libertà c’è una cosa da sapere: gli inglesi portavano in Inghilterra le stoffe che facevamo qui a mano e le rivendevano a prezzo altissimo. Gandhi ha bloccato questo processo, ha unificato l’India con il filo dell’arcolaio. Dobbiamo ora lottare per la libertà morale, spirituale. E questo è certamente più difficile”.