Gentile amica, ecco le nostre ragioni
La risposta di Giancarlo Bosetti 24 luglio 2007

Gentile amica,

le rispondo volentieri perché la sua lettera non solo è cortese anche se duramente critica verso quello che lei chiama l’ “appello contro Magdi Allam”, ma contiene un elemento vitale di curiosità per una posizione diversa dalla propria che è la premessa di ogni civile discussione. E le rispondo personalmente e individualmente per quanto mi riguarda, perché, come è e sarà sempre più evidente, gli “intellettuali” di cui Lei parla non sono un gruppo, ma decidono ciascuno per conto proprio quello che c’è da pensare su ogni singolo caso. Altri dunque, se vorranno, lo faranno. Io le parlo in quanto direttore di “Reset”.

Prima di tutto la natura del documento con le firme. Non l’ho promosso ma l’ho volentieri ospitato, e vi ho aderito, perché esso era, ed è, un atto di solidarietà dovuto, doveroso e giusto da parte mia, a studiosi e in qualche caso collaboratori della mia rivista accusati da Magdi Allam di “collusione” con l’ “ideologia di morte” degli islamisti, formula retorica circonvoluta, ma non tanto, che ha però un significato inequivocabile: amici dei terroristi. L’Università italiana – ha scritto Magdi Allam nel libro – “pullula” di casi simili. Questo modo sommario di liquidare posizioni dissenzienti attribuendole a “collusione” col nemico – e con un nemico criminale e assassino – è a mio avviso inaccettabile. Credo che sia questo l’aspetto determinante di quello che Lei chiama il “panorama mentale” che ha portato tante persone diverse a sottoscrivere il documento, di solidarietà con gli studiosi accusati ingiustamente, e di critica per i metodi sommari di Magdi Allam.

La critica, aggiungo, non riguarda solo il libro ma alcuni suoi diversi interventi, dello stesso tenore liquidatorio, apparsi sul Corriere della Sera (e ripresi nella seconda parte del libro). Esemplare il caso di un convegno napoletano contro il quale, a causa della partecipazione di personalità musulmane come Khatami, l’ex presidente iraniano, Magdi Allam agitò una campagna – mi consenta – insensata, che si concluse con la cancellazione della sua partecipazione. Immagino che non le sfugga la rilevante differenza – anche dal punto di vista di Israele – tra l’attuale presidente e l’uomo che incarnava le speranze (deluse) dell’epoca post-Khomeini. Lei riesce a immaginare la soddisfazione degli amici di Ahmadinejad per questo scorno inflitto al loro avversario? In questo e in altri casi simili non c’è stata alcuna discussione intorno alle iniziative giornalistiche di Magdi Allam, a causa delle minacce di morte che egli ha subito per la sua sacrosanta battaglia contro il fondamentalismo, il terrorismo, contro gli imam predicatori di odio che fin dall’inizio della sua brillante attività giornalistica, dopo l’11 settembre, ha smascherato, denunciando e traducendo i loro discorsi.

Questa sorta di conventio ad non criticandum, giustificata dalla gravità dei rischi che Magdi corre, non può però essere incondizionata, anche perché, se così fosse, consentiremmo ai terroristi di confiscare la discussione pubblica. La solidarietà che va data a lui come ad Ayaan Hirsi Ali – e l’attivo sostegno alla loro protezione dai terroristi – non può in ogni caso costringere a condividere tutto quel che dicono e scrivono. Come potrebbe essere, visto che si tratta di temi cruciali per l’agenda politica del mondo intero? Quel che mi dispiace è che, nonostante la vastità e varietà di adesioni al documento che illustra quel che le sto dicendo, e che invita a discutere in modo più libero di questi problemi, il giornalismo partigiano, tifoso, ideologico continua a colpire. Il Corriere della Sera non ha dedicato una riga a spiegare quel che è accaduto, ha completamente censurato le accuse di complicità con il terrorismo rivolte ad alcuni studiosi del mondo arabo, ed ha presentato l’iniziativa come una richiesta di “messa all’indice”. E purtroppo molte persone rischiano di formarsi una opinione solo sulla base di quel che il Corriere ha scritto.

Non seguo per brevità l’intero percorso del suo ragionamento sulla storia del mondo arabo, musulmano e delle sue sconfitte, ma vengo al punto che preme a Lei come a tanti di noi: Israele e il suo futuro. Qui credo che il nostro “panorama mentale” sia molto simile: Israele rappresenta molte cose, e tra queste anche una preziosa scheggia di occidente e di democrazia nel Medio Oriente. Sono convinto che abbia ragione Furio Colombo a criticare i pregiudizi acriticamente filopalestinesi di tanta storia della sinistra italiana. Troverà su Reset valutazioni in tal senso, che la bolla mediatica del momento, costruita faziosamente intorno alla “messa all’indice”, ha lasciato fuori. Speriamo che il sequestro della discussione ad opera di fanatismi di parte non duri troppo a lungo.

Cordiali saluti

Giancarlo Bosetti