Daniele Mastrogiacomo e’ libero
21 marzo 2007

Daniele Mastrogiacomo è stato liberato. La notizia ufficiale del rilascio è arrivata in Italia lunedì 19 marzo poco dopo le quindici, finalmente certa dopo un’altalena di informazioni contraddittorie, dopo un continuo alternarsi di annunci e smentite che tenevano col fiato sospeso la moglie del giornalista, il suo direttore Ezio Mauro, i colleghi, politici e tutti quelli che hanno seguito questa vicenda.

Una vicenda durata quindici giorni, iniziata con il tentativo di intervistare nel sud dell’Afghanistan uno dei comandanti di spicco dei talebani; i contatti, gli accordi presi e un appuntamento che si è rivelato una trappola: incatenati, l’italiano l’autista e l’interprete, bendati e condotti nei luoghi della prigionia. La colpa: sorpresi senza permesso in territorio talebano. L’accusa: essere delle spie al servizio delle forze britanniche. Poi le trattative, gli appelli: liberatelo, è un giornalista, non è una spia. I talebani se ne rendono conto e iniziano i negoziati effettivi verso uno scambio di prigionieri. Uno scambio che alla fine si compie, che salva la vita a Daniele Mastrogiacomo, ma non all’autista Saied Agha, sgozzato sulle rive di un fiume, come scrive il giornalista italiano nel suo lungo reportage che apre Repubblica nel giorno che festeggia la sua liberazione.

Intorno al lungo racconto, i ringraziamenti di Ezio Mauro rivolti prima di tutto a Emergency e a Gino Strada, grandi protagonisti di tutta la vicenda, mediatori determinanti per la riuscita dell’operazione, poi a tutti coloro che hanno svolto un ruolo importante, come Prodi e D’Alema, l’ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi, il personale dell’unità di crisi della Farnesina, e poi un ringraziamento speciale, multilingue come gli appelli pubblicati sul sito del quotidiano, a tutti coloro che hanno firmato le richieste di liberazione di Mastrogiacomo, centomila nomi la cui voce ha fatto eco tra l’Italia e l’Afghanistan rimbalzando in migliaia di siti, di newsletter e di blog che hanno fatto sentire la presenza di un’opinione pubblica che si appellava alla libertà di informare, di raccontare la guerra.

Durante la trattativa che ha portato alla liberazione di Mastrogiacomo Palazzo Chigi e la Farnesina hanno mantenuto il più stretto riserbo per eliminare ogni rischio che voci e fughe di notizie potessero mandare in fumo il lavoro diplomatico. Si sa che sono stati liberati dei prigionieri talebani, si sa che Emergency ha avuto un ruolo determinante in tutta la trattativa perché l’organizzazione di Gino Strada è radicata nel territorio, ha contatti, sa muoversi in Afghanistan. Ora però Rahmatullah Hanefi, capo del personale dell’ospedale di Emergency a Lashkargah in Afghanistan meridionale e tra i protagonisti più attivi dei negoziati che hanno materialmente portato alla liberazione di Mastrogiacomo, è stato arrestato dal governo afgano, e da Emergeny si alza una voce di sdegno che giudica assurda la decisione del governo di Karzai.