Convening 26 July 2014
Cinema: è veneto il premio Reset-DoC Instant comedy dell’Italia plurale

Il premio Reset-DoC Intercultural Dialogue 2014

Il premio Reset-Dialogues on Civilizations che l’associazione conferirà per la terza volta nell’ambito di Capalbio cinema vuole essere destinato all’opera cinematografica nel genere “corto” che si distingua per la chiarezza ed efficacia di una comunicazione che attraversi le frontiere tra diverse culture, specie quelle che i fondamentalismi e l’estremismo amano mettere in tensione, tra Nord e Sud del Mediterraneo, tra Est e Ovest, tra mentalità distanti per etnia, lingua, religioni, tradizioni, codici di comportamento. Reset-Dialogues on Civilizations è onorata di premiare “Vivo e Veneto”, per la sua capacità, esercitata con sintesi ed eleganza cinematografica, di smantellare pregiudizi e stereotipi aprendosi a una visione delle dimensioni altre che restituiscano allo spettatore, di ogni cultura, il senso di una comune umanità, nel rispetto dei diritti umani e con uno sguardo capace di trasmettere il senso della pari dignità che la condizione umana merita nelle più diverse forme di civiltà.

Sabato 26 luglio alle ore 21 in Piazza Magenta, il premio di quest’anno sarà consegnato al vincitore dal deputato Khalid Chaouki, da molti anni vicino a Reset-Dialogues on Civilizations, con cui ha collaborato in numerose occasioni e battaglie per i diritti di minoranze e migranti, e con il quale è in corso di pubblicazione un libro per la collana dei libri di Reset-Marsilio.

Il film

Vivo e Veneto racconta l’incontro e l’evoluzione del rapporto di un biciclettaio italiano con il suo nuovo apprendista, un ragazzo africano. Le giornate passate insieme nell’officina sono scandite dalle piccole riparazioni artigianali di cui l’uno insegna e l’altro impara i segreti, da qualche battuta in dialetto veneto (l’unico idioma che il maestro artigiano sembra conoscere), pranzi frugali, piccole incomprensioni (linguistiche? culturali? generazionali?) che alla fine, per uno scherzo più maldestro che malevolo del principale, sfociano nella rottura, e poi nella riconciliazione, forse nell’amicizia tra i due. Nei pochi minuti del corto emergono i tratti di un rapporto complesso, in cui la cosiddetta ‘integrazione’ non è un concetto astratto, quella condizione ‘ideale’ quanto inarrivabile della società globalizzata su cui spesso speculano media e politici tendenziosi per decretarne, afflitti, l’irrealizzabilità (politica, culturale, linguistica, economica..), omettendo colpevolmente di comprenderne e raccontarne anche la dimensione umana, quotidiana, dell’incontro tra persone reali, che lavorano, soffrono, scherzano, litigano, insomma vivono e talvolta convivono, per scelta o per forza.

Proprio di questo incontro, invece, Vivo e Veneto è un piccolo affresco, essenziale e onesto: quello tra l’artigiano capace e ‘vecchia maniera’, quasi analfabeta, pochi sorrisi, rude e diretto (qua non ghe sè bisogno de curriculi e de monade varie..) ma infondo d’animo gentile, tutto officina, dialetto e ombre di vino al bar degli amici, e il giovanotto africano, forte e impulsivo come tutti i ragazzi, migrante entusiasta e alfabetizzato (“leggo Goldoni per imparare il dialetto veneto..e certo che in Africa abbiamo il computer!”), che per necessità e condizione sarà l’erede della sapienza di un mestiere che il biciclettaio non riesce a trasmettere al proprio fiòlo, il quale proprio non ne vuole sapere e una bicicletta non sa neanche come ga xe fatta…(sta sempre su, col computer, il computer!). Sono personaggi diversi, per certi versi contrapposti e inconciliabili, che però – questo il film ci racconta – vivono in uno stesso mondo, quello reale e inesorabile dell’Italia in cui si te voi magnare, ti ga da lavorare, il mondo in cui i problemi propri e altrui si conoscono perché si vivono sulla propria pelle (mi g’ho bisogno, anca ti t’ha bisogno, semo in do’ che g’han bisogno), quello in cui qualcuno – non tutti, forse solo i migliori – si dimostra ancora capace accettare ‘l’altro’ e i suoi bisogni, di superare le differenze personali, culturali, linguistiche senza tanti giri di parole, ma con armi più semplici, a volte più efficaci: la leggerezza, l’ironia non volgare, l’invito a bere un caffè insieme.

Gli autori

Francesco Bovo (Monselice, 1985) frequenta il DAMS di Padova dove si laurea in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale. Parallelamente alla passione per il cinema si appassiona anche al teatro, lavorando come tecnico luci e audio presso il Teatro delle Maddalene. Tra le sue fonti di ispirazione Stanley Kubrick, Tim Burton e David Fincher.

Alessandro Pittoni (Padova, 1984) si laurea in Economia presso l’Università di Padova. Dal 2011 riveste il ruolo di Responsabile Marketing & Eventi nell’associazione no-profit Cineforum Antonianum, storico filmclub patavino. Attualmente lavora come producer e autore di contenuti video brandizzati.

Parlando del loro lavoro, gli autori Francesco Bovo e Alessandro Pittoni spiegano, “Come meglio esprimere l’integrazione se non partendo dall’ironia a volte feroce della nostra terra? L’idea è nata pensando a certi ambienti lavorativi in cui i ritmi imposti non prevedono molte gentilezze e in cui devi prima fare che capire. Vivo e veneto racconta una situazione surreale quanto vera: per chi viene da fuori l’incapacità di comprendere le regole che vengono impartite è all’ordine del giorno. Diviso in quadri temporali dallo stile asciutto e semplice, il cortometraggio è stato da subito pensato in bianco e nero, prendendo ispirazione dalle opere del primo Jim Jarmusch.” (Francesco Bovo e Alessandro Pittoni)

Regia: Francesco Bovo, Alessandro Pittoni
Soggetto
: Francesco Bovo
Sceneggiatura
: Francesco Bovo, Alessandro Pittoni, Federico Fava, Marco Zuin
Fotografia
: Marco Zuin
Suono
: Riccardo Cattapan
Montaggio
: Davide Vizzini, Marco Fantacuzzi
Con
Valerio Mazzuccato (il biciclettaio), Moses “Salogo Ras” Kibuuka

I premi Reset-DoC degli anni precedenti

Due anni fa, in occasione dell’edizione 2011 del festival, l’associazione Reset-Dialogues on Civilizations ha premiato con il “Reset-DoC Award 2011 for Intercultural Dialogue”, Idyll, del regista norvegese Morten Hovland. Il premio Reset-DoC 2013 è andato invece alla regista irlandese Claire Dix, per il cortometraggio “Alia”.

Tutte le informazioni su www.capalbiocinema.com

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