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  • A partire dal Novecento, cominciò ad essere utilizzato in modo più univoco e specifico per indicare i discendenti degli ebrei disseminati in Europa e nel mondo dopo la cacciata dalla Palestina nel I secolo d.c. L’idea della diaspora come figlia di una catastrofe è divenuta in questo senso un vero e proprio idealtipo. Oltre alla più nota diaspora ebraica, ci sono state nella storia altre grandi diaspore: quella armena, ad esempio, o quella curda.

    A partire dagli ultimi decenni del xx secolo il concetto è stato tuttavia riutilizzato in nuove accezioni, inserite nel contesto più generale del processo di globalizzazione. Con diaspore transnazionali o globali si intendono movimenti migratori che includono nuove categorie di persone: espatriati, espulsi, rifugiati politici, immigrati, stranieri residenti, ma anche individui in mobilità per ragioni di studio o di lavoro che sviluppano relazioni multiple rese possibile dalla rivoluzione tecnologica e che sono caratterizzati da un processo di costruzione di identità plurime transnazionali.

    Gli studiosi della diaspora utilizzano alcuni criteri discriminanti di identificazione della diaspora. In particolare, il sociologo delle diaspore Robin Cohen ha proposto sei elementi definitori della diaspora nella globalizzazione: la presenza di una memoria collettiva e di una mitizzazione della patria originaria; la promozione di movimenti di ritorno; la presenza di una forte base etnica costruita e arricchita in un periodo medio-lungo; la presenza di relazioni problematiche con il paese ospite; un forte senso di solidarietà interna e con i gruppi co-etnici anche in altri paesi; un’attitudine creativa che contribuisce allo sviluppo culturale e artistico nei paesi ospiti (Global Diasporas. An Introduction, Seattle, 1997).

    In sostanza, è possibile dire che una diaspora, nella globalizzazione, si configura sempre più come un “nodo di reti” e che il processo di networking è costitutivo delle nuove diaspore globali e post-moderne. Tutto ciò comporta anche nuove forme e modalità di costruzione identitaria. Definite da Arjun Appadurai (Modernity at Large: Cultural Dimension of Globalization, Minneapolis, 1996) come “comunità di sentimento”, l’identità della diaspore è mobile, nomadica, costruita anche attraverso l’immaginario collettivo veicolato dai nuovi media. In questo senso, si può dire che le diaspore siano sempre più difficili da definire e da afferrare, anche se la loro rilevanza come attori del processo di globalizzazione è fuori discussione.

    Da Bobbio, Matteucci, Pasquino, Dizionario di Politica, Utet, 2004.

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